ROMA, 15 LUGLIO 2025 – L’UNESCO ha lanciato un rapporto pionieristico che fotografa per la prima volta l’impatto dei cambiamenti climatici sulle 114 città del Patrimonio Mondiale situate nella regione mediterranea tra cui le 28 in Italia. La pubblicazione, presentata in occasione di un evento virtuale ad alto livello che ha visto la partecipazione di oltre 140 esperti e rappresentanti di autorità, università e società civile, si basa su una combinazione unica di fonti: dati satellitari, modelli climatici locali e testimonianze qualitative dei gestori dei siti.
Il documento – Climate Change Impacts on Mediterranean World Heritage Cities: The Urban Fabric in the Face of a Changing Climate – offre un’analisi dettagliata su come i cambiamenti climatici stanno già influenzando il patrimonio urbano nel Mediterraneo. Il metodo adottato dal Centro UNESCO, con il supporto tecnico dell’Ufficio Regionale per la Scienza e la Cultura in Europa (Venezia), include:
- Earth Observation data: immagini satellitari ad alta risoluzione per valutare impatti visibili come erosione costiera, alluvioni urbane e isole di calore;
- Local climate projections: stime sulle temperature, precipitazioni e livello del mare, con orizzonte 2050 e 2100;
- Input da 69 gestori di siti UNESCO: questionari qualitativi che segnalano criticità concrete già rilevate a livello locale.
Secondo il rapporto, il 63% delle città esaminate sperimenta già uno o più strumenti di valutazione di impatto climatico significativo, mentre il 17% è simultaneamente soggetto ad oltre rischi. I più frequenti sono: ondate di calore (56% dei siti), rischio idrogeologico (alluvioni, inondazioni o erosione, 39%), siccità (31%) e tempeste costiere (27%). Il documento sottolinea come la combinazione di vulnerabilità fisica, gestione urbana inadeguata e pressione antropica rappresenti una minaccia crescente per la sopravvivenza del patrimonio culturale.
Il caso dell’Italia e il ruolo dell’Ufficio UNESCO di Venezia
Con 58 siti UNESCO, l’Italia è il Paese più rappresentato al mondo. Il rapporto menziona diverse città italiane tra i casi studio o esempi critici, tra cui Venezia, Firenze, Napoli e Siracusa. Venezia è già da anni sotto osservazione per il rischio di innalzamento del livello del mare e subsidenza, ma anche città come Matera e Verona mostrano segnali di stress climatico, in particolare rispetto alla gestione dell’acqua e alla conservazione degli edifici storici in contesti urbani densi.
L’Ufficio Regionale UNESCO con sede a Venezia ha giocato un ruolo chiave nel coordinamento del rapporto, curando sia la raccolta dei dati territoriali che le interazioni con i gestori dei siti. Questo sottolinea ancora una volta il ruolo dell’Italia non solo come custode di beni culturali, ma anche come hub scientifico e strategico per il monitoraggio e la protezione del patrimonio mediterraneo.
Raccomandazioni chiave: azioni urgenti e integrate
Il rapporto individua alcune raccomandazioni operative, indirizzate sia ai governi che ai gestori locali dei siti UNESCO:
- Integrare l’adattamento climatico nei Piani di Gestione dei siti: meno del 40% dei siti consultati ha già incluso una componente climatica nella pianificazione.
- Promuovere Nature-Based Solutions (NbS) per mitigare gli effetti urbani del clima senza compromettere il valore storico dei luoghi (come tetti verdi o gestione naturale delle acque piovane).
- Rafforzare il monitoraggio climatico urbano attraverso la collaborazione tra istituzioni culturali e ambientali, con dati aggiornati e accessibili.
- Coinvolgere le comunità locali, promuovendo la consapevolezza pubblica e la partecipazione dei cittadini alla conservazione del proprio patrimonio culturale.
Un appello alla cooperazione multilivello
Durante l’evento di lancio, i partecipanti hanno sottolineato come i cambiamenti climatici non siano più un rischio futuro, ma una realtà nelle città storiche. L’UNESCO invita gli Stati Membri a rafforzare la cooperazione regionale e internazionale, nonchè ad integrare pienamente la protezione del patrimonio culturale nelle strategie climatiche e urbane. (@OnuItalia)