ROMA, 2 APRILE – E ora tocca al pane: a partire da oggi tutti i panifici nella Striscia di Gaza sono chiusi. È il risultato della chiusura israeliana delle frontiere dello scorso 2 marzo, che ha portato a un mese di interruzione totale nell’entrata degli aiuti umanitari, il periodo più lungo dall’inizio della guerra.
A Gaza mancano farina, gas e carburante per cucinare, e i prezzi dei beni alimentari sono schizzati alle stelle. In tale contesto, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) dell’ONU ha diffuso un comunicato interno in cui suggerisce ai propri operatori di orientare gli sforzi sulla gestione delle scorte rimanenti e di ridurre la quantità di cibo nelle singole razioni, per resistere più a lungo.
L’allarme carestia a Gaza è stato lanciato dalle autorità e dai programmi di aiuto umanitario, primo fra tutti il PAM. Ieri sera, i media hanno riportato la notizia di un comunicato interno condiviso agli operatori del PAM, in cui l’agenzia annuncia la chiusura di tutti i panifici, lanciando un allarme globale. L’ultimo aggiornamento pubblico sulla situazione alimentare nella Striscia è stato diffuso dallo stesso PAM il 27 marzo.
Il programma ha sottolineato che il blocco totale degli aiuti ha causato un drastico aumento dei prezzi, con il costo della farina aumentato del 400% in una sola settimana e quello del gas del 300% in un mese. Oltre al cibo, infatti, stanno iniziando a mancare anche gas, carburante e medicine, la cui assenza aggrava ulteriormente la crisi umanitaria. Il 27 marzo, già sei dei venticinque forni erano stati costretti a chiudere, mentre gli altri diciannove avevano scorte di farina per circa cinque giorni. Ieri è arrivato l’annuncio della chiusura di tutti i panifici.

Nella dichiarazione del 27 marzo, il PAM scriveva di stare riducendo le razioni dei pacchi alimentari per raggiungere quante più persone possibile poichè le scorte totali di cibo bastavano al massimo per due settimane, ossia fino a circa l’11 aprile. Questo significa che in circa dieci giorni, a Gaza, potrebbero finire completamente le scorte di cibo dell’ONU.
Mentre il rischio carestia aumenta, Israele nega l’emergenza e sostiene che a Gaza ci sarebbe ancora ”un sacco di cibo”. ”È ridicolo. Stiamo finendo le scorte alimentari”, ha risposto Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale dell’ONU. ”Il PAM non chiude per divertimento; se non c’è farina e non c’è gas, i panifici non possono aprire”.