ROMA, 28 LUGLIO – Con 1200 militari sulla linea del fuoco l’Italia e’ preoccupata per la sicurezza dei suoi caschi blu in Libano. “Da mesi sto chiedendo ai vertici delle Nazioni Unite di ragionare sui risultati raggiunti dalla missione” UNIFIL i”e sulla necessità di cambiare le regole di ingaggio e ridefinire una strategia. Oggi il tempo è scaduto e siamo di fronte ad una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. È l’unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano. La risoluzione prevede una fascia tra la Linea blu ed il Fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle Forze armate Libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla”. Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, che da ieri sta seguendo e monitorando la situazione nel sud del Libano, in continuo contatto con il capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Cavo Dragone, il comandante operativo interforze, il generale Figliuolo ed il direttore dell’Aise, il generale Caravelli”.
L’attentato a Majdal Shams
Crosetto ha espresso profonda preoccupazione per le recenti e sempre più gravi tensioni in Libano, tra Israele ed Hezbollah. Tensioni salite pericolosamente di intensità dopo l’attentato di ieri, a Majdal Shams, che ha colpito, ucciso e ferito ragazzi inermi su un campetto di calcio. I timori per un ulteriore peggioramento della situazione al confine tra Libano ed Israele, della possibilità di un nuovo fronte di guerra in una regione martoriata da decenni – continua – si sono sovrapposti a quella per la sicurezza del personale italiano ed internazionale impegnato nella missione Onu di Unifil: “Il contingente italiano continuerà ad operare con dedizione, per evitare che ciò accada, secondo i principi del diritto internazionale”, ha detto il ministro.
Non un target diretto
Il contingente italiano (il piu’ numeroso in UNIFIL dopo quello dell’Indonesia) a presidio dei 120 km della Blue Line – la linea ‘cuscinetto’ tra Libano e Israele – non è un target diretto ma i 10mila militari di Unifil potrebbero trovarsi coinvolti accidentalmente negli scontri a fuoco tra le
due parti, diventati sempre più frequenti. Da qui la pressione a cambiare le regole, nate in altri tempi. Perchè l’escalation attuale ha mutato lo scenario delle operazioni e, dunque, va ripensata la partecipazione dei Caschi
blu, per i quali è stato anche predisposto un piano di evacuazione nel caso la situazione dovesse precipitare.
Italia continuera’ a operare con dedizione
“Il contingente italiano continuerà ad operare con dedizione”, ha assicurato Crosetto, ma “siamo di fronte ad una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. È l’unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano. La risoluzione prevede una fascia tra la Linea blu ed il fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle forze armate libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla”.
Sono le due parti in conflitto, Israele ed Hezbollah, a dover rispettare la risoluzione. Ma gli ultimi avvenimenti non promettono nulla di buono. Accordi prevedono che Israele avverta i Paesi coinvolti in Unifil nel caso di attacchi in territorio libanese. E’ concreto il rischio che si apra un nuovo fronte di guerra dopo Gaza ed i militari italiani – come quelli degli altri Paesi che partecipano ad Unifil – devono essere tutelati a tutti i costi, è il senso dell’appello di Crosetto. (@OnuItalia)