NEW YORK, 8 LUGLIO – Parlando per la prima volta a nome dei 34 Paesi del Gruppo di Amici all’ONU per la Gestione Ambientale delle Missioni di Mantenimento della Pace, l’Italia è intervenuta oggi in Consiglio di Sicurezza ONU, con l’Ambasciatore Maurizio Massari, alla riunione intitolata “Rafforzare l’azione preventiva: Dalle sfide ambientali alle opportunità di pace”.
Il Gruppo conosciuto con le iniziali LEAF dall’acronimo inglese, e’ co-presieduto da Italia e Bangladesh. E’ nato nel 2018 con il forte impulso italiano, comprende 34 membri rappresentativi di tutti i gruppi regionali all’ONU: Australia, Bangladesh, Bhutan, Colombia, Cipro, Egitto, Etiopia, Finlandia, Francia, Gabon, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Kenya, Libano, Malesia, Mali, Marocco, Nigeria, Pakistan, Portogallo, Qatar, Senegal, Slovenia, Isole Salomone, Sudan, Tanzania, Tailandia, Ucraina, Stati Uniti, Uruguay, Unione Europea.
Italia primo contributore di truppe nel Gruppo WEOG
Obiettivo del Gruppo è quello di sostenere l’attuazione della Strategia ambientale delle Nazioni Unite per le missioni sul campo emanata nel 2016 e del suo documento “Direzione 2023-2030 per la Strategia Ambientale delle Operazioni di Pace”, che traccia la rotta per operazioni di peacekeeping più sostenibili e responsabili dal punto di vista ambientale. L’Italia è particolarmente profilata in questo ambito anche in qualità di primo Paese contributore di truppe fra i Paesi occidentali, fra l’altro con un contingente di oltre 1000 unità in Libano (UNIFIL).
“Affrontiamo oggi una dimensione essenziale della prevenzione dei conflitti, in cui convergono la tutela dell’ambiente e la costruzione della pace. Le sfide ambientali alterano i parametri della sicurezza e ci spingono a sviluppare approcci più olistici e lungimiranti per mantenere la stabilità, anche nelle operazioni di pace delle Nazioni Unite. È per questo che il Gruppo LEAF si è battuto per incorporare aspetti di gestione ambientale in queste missioni”, ha affermato il Rappresentante Permanente d’Italia all’ONU.
“Le operazioni di pace sono spesso dispiegate in contesti fragili e in paesaggi ambientali complessi e mutevoli. Esse devono coniugare una presenza responsabile con l’efficacia operativa. Ciò significa raggiungere la massima efficienza nell’uso delle risorse naturali, operare con il minimo rischio e avere un impatto positivo sulle persone e sugli ecosistemi”, ha continuato Massari.
Nell’intervento, è stato sottolineato come le lezioni apprese dall’attuazione di pratiche sostenibili nelle missioni di mantenimento della pace forniscano spunti preziosi per la prevenzione dei conflitti: la gestione ambientale può infatti migliorare la resilienza operativa delle missioni ONU e la sicurezza dei caschi blu, ripristinare la fiducia a livello locale e lasciare un’eredità positiva dopo la partenza delle missioni. L’esperienza ha dimostrato, ad esempio, che l’uso di energie rinnovabili può ridurre la dipendenza da lunghe linee di rifornimento per il carburante e diminuire i rischi di attacchi asimmetrici ai convogli di rifornimento.
“Coinvolgendo e riunendo le comunità locali intorno a obiettivi ambientali condivisi, le missioni di pace possono creare nuove vie di dialogo e collaborazione. Le missioni contribuiscono anche a sviluppare la capacità del Paese ospitante di gestire l’ambiente e l’energia verde”.
Tuttavia, nelle parole dell’Ambasciatore “si può e si deve fare di piu’”, riferendosi alla necessità di una collaborazione di più attori che riuniscano prospettive, conoscenze e risorse diverse, e di migliorare la formazione del personale dispiegato in questo settore. (@ONuItalia)