GINEVRA, 15 GENNAIO – Dopo cento giorni di guerra la situazione a Gaza si fa ogni giorno più drammatica: la Rappresentante speciale dell’UNICEF per lo Stato di Palestina Lucia Elmi ha tenuto una conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni di Ginevra durante la quale non ha usato mezzi termini. ”Dopo quasi 100 giorni di violenze, uccisioni, bombardamenti e prigionia per i bambini a Gaza, la sofferenza è stata troppa – ha detto- Ogni giorno che passa, i bambini e le famiglie nella Striscia di Gaza affrontano un rischio sempre maggiore di morte a causa degli attacchi aerei, di malattie dovute alla mancanza di acqua sicura e di privazioni per la mancanza di cibo. E per i due bambini israeliani ancora in ostaggio a Gaza, l’incubo iniziato il 7 ottobre continua”.
La situazione continua a deteriorarsi rapidamente: già la scorsa settimana UNICEF ha parlato della “tripla minaccia” che perseguita i bambini nella Striscia di Gaza: conflitto, malattie e malnutrizione. ”I bambini di Gaza non hanno più tempo – ha spiegato Elmi – mentre la maggior parte degli aiuti umanitari salvavita di cui hanno disperatamente bisogno rimane bloccata tra corridoi di accesso insufficienti e livelli prolungati di ispezioni”. L’aumento dei bisogni e una risposta limitata sono la formula per un disastro di proporzioni epiche. Migliaia di bambini sono già morti e altre migliaia ne moriranno rapidamente se non si risolvono immediatamente tre urgenti ostacoli:
LA SICUREZZA: Nessun luogo è sicuro nella Striscia di Gaza. Gli intensi bombardamenti e il conflitto in corso nelle aree urbane densamente popolate minacciano la vita dei civili e degli operatori umanitari. I bombardamenti impediscono anche la consegna di aiuti disperatamente necessari. ”Quando sono stata a Gaza la scorsa settimana – ha raccontato Elmi – abbiamo cercato per 6 giorni di portare carburante e forniture mediche al nord e per 6 giorni le restrizioni di movimento ci hanno impedito di viaggiare. I miei colleghi a Gaza hanno affrontato la stessa sfida per settimane prima del mio arrivo. Le famiglie del nord hanno un disperato bisogno di questo carburante per far funzionare le infrastrutture idriche e igieniche. Stanno ancora aspettando”.
LA LOGISTICA: Gli aiuti non sono ancora sufficienti – ieri sono entrati solo 139 camion (73 da Rafah e 66 da KS). Il processo di ispezione rimane lento e imprevedibile. E alcuni dei materiali di cui abbiamo disperatamente bisogno continuano a essere limitati, senza una chiara giustificazione. Tra questi, i generatori per alimentare le strutture idriche e gli ospedali e i tubi per riparare le infrastrutture idriche gravemente danneggiate.
Inoltre, una volta che gli aiuti arrivano, ci sono notevoli difficoltà a distribuirli nella Striscia di Gaza, in particolare nel nord e recentemente anche nella zona centrale.
I frequenti blackout delle comunicazioni rendono estremamente difficile coordinare la distribuzione degli aiuti e far sapere alla gente come accedervi e quando.
La congestione nel sud, dovuta al massiccio sfollamento e agli intensi bisogni, comporta continui episodi di persone disperate che fermano i camion e cercano di accaparrarsi tutto ciò che possono. La carenza di carburante e di camion all’interno della Striscia e i gravi danni alle strade rendono gli spostamenti più lenti e meno frequenti.
IL COMMERCIO: gli aiuti umanitari da soli non sono sufficienti. Il volume dei beni commerciali in vendita nella Striscia di Gaza deve aumentare, e in fretta. Sono necessari almeno 300 camion di merci commerciali private che entrino ogni giorno. Questo aiuterà la gente ad acquistare beni di prima necessità, ad alleviare la tensione della comunità e a incentivare i programmi di assistenza in denaro offerti dall’UNICEF e da altri.
Per UNICEF un cessate il fuoco immediato e duraturo è l’unico modo per porre fine all’uccisione e al ferimento dei bambini e delle loro famiglie e per consentire l’invio urgente di aiuti disperatamente necessari. Ma mentre continuiamo a chiedere e a spingere affinché ciò avvenga, abbiamo urgentemente bisogno che:
• Vengano aperti tutti i valichi di accesso alla Striscia di Gaza;
• I processi di approvazione e ispezione degli aiuti siano più rapidi, efficienti e prevedibili;
• Le attività del settore commerciale/privato riprendano;
• Una maggiore quantità di carburante entri immediatamente e possa attraversare la Striscia di Gaza;
• I canali di telecomunicazione siano affidabili e ininterrotti;
• Ci sia una maggiore capacità di trasporto all’interno della Striscia di Gaza;
• Le infrastrutture civili, come scuole e ospedali, devono essere protette;
• Ci sia accesso al nord della Striscia di Gaza, per permetterci di raggiungere bambini e famiglie vulnerabili che hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari.
Infine, i due bambini israeliani rapiti devono essere rilasciati senza condizioni e in sicurezza. Questa violenza deve cessare ora”.