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giovedì, Novembre 21, 2024

Nobel Pace all’attivista per i diritti umani Narges Mohammadi, riconoscimento a tutte le donne iraniane

OSLO, 6 OTTOBRE – E’ arrivato sino ad Oslo il grido delle donne iraniane ‘Donne, vita, libertà’ che aveva scandito le protese organizzate in tutto il paese dopo la morte della giovane Mahsa Amini, uccisa per non aver indossato correttamente il velo: il Premio Nobel per la Pace 2023 è stato infatti assegnato oggi dall’Accademia norvegese all’attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi.

Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata numerose volte dalle autorità iraniane, Mohammadi è ancora ancora detenuta nel famigerato carcere di Evin e il comitato ha espresso l’auspicio che l’Iran rilasci l’attivista. Il comitato ha spiegato di aver assegnato il presiioso riconosimento per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti. ”La coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate“.

Berit Reiss-Andersen annuncia l’assegnazione del Nobel

I premi Nobel per la Pace di quest’anno e degli ultimi anni dimostrano che “la democrazia è in declino”, ha detto la presidente del comitato Nobel Berit Reiss-Andersen motivando l’assegnazione del premio a Mohammadi, attraverso il quale il comitato spera di inviare un segnale al governo iraniano affinché “ascolti il proprio popolo”. Reiss-Andersen ha aggiunto che nominare Mohammadi come vincitrice di quest’anno è “prima di tutto un riconoscimento ad un intero movimento in Iran con la sua leader indiscussa Narges Mohammadi“. E ha concluso: “Speriamo che sia un incoraggiamento a continuare il lavoro in qualunque forma questo movimento ritenga opportuno”.

Per l’Onu “la vittoria del Nobel evidenzia il coraggio delle donne iraniane”. “Un momento storico per la lotta per la libertà in Iran”, ha commentato invece la famiglia di Narges Mohammadi. “Il Premio Nobel per la Pace assegnato oggi serve a ricordarci che i diritti delle donne e delle ragazze stanno attraversando un momento molto critico, anche attraverso la persecuzione delle donne che difendono i diritti umani, in Iran e altrove. Questo Premio è un omaggio a tutte quelle donne che lottano per i loro diritti a rischio della loro libertà, della loro salute e persino della loro vita”, ha detto il Segretario Generale Antonio Guterres.

Narges Mohammadi

“Sono molto contenta che per la seconda volta il premio Nobel per la Pace sia arrivato in Iran. Narges Mohammadi è in carcere da anni per le sue attività in sostegno dei diritti umani. Spero che il regime si renda conto che tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle donne iraniane. Spero che cambi l’approccio nei confronti del popolo, in particolare nei confronti delle donne, mi auguro che il regime torni a ragionare … Chi comanda in Iran deve capire che esistono i diritti umani, e che tutto il mondo tiene sotto osservazione chi governa calpestando i diritti umani”, ha dichiarato da parte sua Shirin Ebadi, giurista iraniana in esilio, prima donna musulmana a ricevere il premio Nobel per la Pace nel 2003 per il suo impegno a favore delle donne.

Mohammadi, stretta collaboratrice proprio di Ebadi, nel 2009 vinse il premio Alexander Langer. Fu premiata – si leggeva nelle motivazioni – per il proprio impegno per un ”altro” Iran. L’attivista non partecipò alla cerimonia perché, all’epoca, fu privata del passaporto e fu rappresentata da Nargess Tavassolian, figlia della Ebadi.

 

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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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