ROMA, 10 MAGGIO – La missione Onu in Afghanistan (Unama), nel suo rapporto sulle punizioni corporali e la pena di morte appena pubblicato, ha reso noto che “274 uomini, 58 donne e due ragazzi sono stati fustigati pubblicamente negli ultimi sei mesi” dai talebani. “Le punizioni corporali sono una violazione della Convenzione contro la tortura e devono cessare”, ha sritto su Twitter Fiona Frazer, capo dei diritti umani della missione, precisando che “le Nazioni Unite sono fortemente contrarie alla pena di morte e incoraggiano il dipartimento degli Affari esteri a Kabul a stabilire una moratoria immediata sulle esecuzioni”. L’Unama ha inoltre chiesto “che si faccia di più per rispettare gli standard internazionali sui diritti umani.
L’Onu ha quindi confermato che i talebani fanno ampio uso delle punizioni corporali, comprese frustate e amputazioni in pubblico, oltre alle esecuzioni capitali, in violazione del diritto internazionale, da quando hanno preso il controllo del Paese nell’agosto 2021.
Le Nazioni Unite hanno affermato che il primo uso documentato di punizioni corporali dalla presa del potere è avvenuto il 20 ottobre 2021 nella provincia di Kapisa, quando un uomo e una donna hanno ricevuto 100 frustate ciascuno da un tribunale de facto distrettuale, di fronte a studiosi di religione. “Da questo primo caso nell’ottobre 2021, le autorità de facto hanno continuato ad applicare punizioni corporali, sia a seguito di decisioni giudiziarie che su decisioni ad hoc”, afferma il rapporto.
L’Onu il 13 novembre 2022 ha affermato che l’uso delle punizioni corporali “è aumentato in modo significativo” dopo che Zabihullah Mujahid, un portavoce delle autorità, ha twittato che il leader supremo dei talebani si era incontrato con i giudici per ribadire il loro obbligo di eseguire tali punizioni.
Le frustate sono state utilizzate principalmente per i “cosiddetti crimini morali”, anche per il sesso al di fuori del matrimonio e per le ragazze e le donne ‘scappate’ dalle proprie case, spesso per sfuggire alla violenza domestica, afferma il rapporto, secondo il quale
sotto i talebani, le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono tutte “ad alto rischio” di frustate in pubblico. Il rapporto afferma che le persone riconosciute colpevoli di reati di adulterio e omicidio sono state condannate alla pena di morte, spesso mediante impiccagione o lapidazione in pubblico.
“Finché i talebani mostreranno disprezzo per le norme internazionali sui diritti umani, è probabile che queste pratiche barbare continueranno”, ha dichiarato in una nota Patricia Gossman, direttrice associata per l’Asia di Human Rights Watch. “I governi che hanno relazioni con i Talebani, compresi i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dovrebbero esercitare pressione per porre fine a questi abusi e chiarire che nel caso continuino, le sanzioni internazionali rimarranno in vigore e potrebbero essere ampliate”.