PADOVA, 21 APRILE – Martedì 25 aprile si celebra la Giornata mondiale della malaria, una malattia che, come si legge dai dati resi noti dall’Organizzazione mondiale della sanità, presenta i numeri più allarmanti in Africa. Medici con l’Africa Cuamm, in tutti i paesi in cui opera, ad ogni livello, dall’ospedale ai centri di salute, fino ai più remoti villaggi, si impegna per dare il proprio contributo nel processo di prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria. Solo nel 2022, da 6 degli 8 paesi in cui opera, (precisamente da Etiopia, Centrafrica, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda), sono arrivati dati importanti: 1.666.785 sono stati i casi di malaria trattati, di cui 744.182 bambini con meno di 5 anni. Emblematico l’impegno in paesi come il Sud Sudan e l’Uganda, dove la malaria è molto diffusa.
In Sud Sudan
In Sud Sudan, la prevenzione, la diagnosi e il trattamento della malaria sono offerti trasversalmente, a tutti i livelli del sistema sanitario, dalla comunità agli ospedali passando per le strutture sanitarie periferiche. A livello comunitario, nel 2022, il Cuamm ha sostenuto ben 924 operatori sanitari comunitari, che hanno operato in 11 contee, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione, diffondere buone pratiche di prevenzione e individuare i casi più gravi. Nell’anno passato, hanno fornito 143.720 trattamenti contro la malaria e hanno raggiunto 282.718 persone con messaggi di educazione sanitaria. Inoltre, le 103 strutture sanitarie supportate dal Cuamm hanno riportato 665.114 visite ambulatoriali, mentre i 4 ospedali, 131.412 e circa il 50% di questi pazienti sono stati trattati per malaria.
«Qui a Lui, in Sud Sudan, la malaria colpisce tutti, indistintamente. Ora, in ospedale, per esempio, ci sono tre malati che hanno più di 70 anni. Ma più di tutto colpisce i bambini piccoli, le donne in gravidanza e gli immunodepressi, a causa di altre patologie. Nelle settimane scorse, è arrivato John. Pochi mesi, malaria cerebrale, già in stato comatoso. Non prendeva più il latte dalla sua mamma ed era disidratato e anemico. Abbiamo subito fatto la terapia per la malaria cerebrale, che consiste nel vecchio chinino in infusione endovenosa e l’abbiamo trasfuso. Si è ripreso e ha ricominciato a mangiare a deglutire. Lui ne è venuto fuori». Il racconto del dott. Stefano D’Aquino, impegnato presso l’ospedale di Lui, è solo una delle tante storie che incontrano i medici Cuamm ogni giorno. «In ospedale stiamo ridando molta spinta alla IPT (Intermittent Preventive Therapy), ovvero far prendere la profilassi antimalarica alle donne in gravidanza dalla dodicesima settimana in avanti, per circa 4 volte al mese. Questo permette di salvare molte mamme e bambini, perché la Malaria presa in gravidanza è pericolosa, porta all’aborto o al parto prematuro».
In Uganda
In Uganda la lotta alla malaria si concentra principalmente in 11 Distretti della Karamoja e nei Distretti di Oyam e Kolo (regione di Lango) dove il Cuamm opera per prevenire, diagnosticare e trattare la malaria, oltre che sensibilizzare le comunità. Nei distretti di Oyam e Kole, nella regione di Lango, nel Nord dell’Uganda, è in corso un progetto specifico: ERASE – Rise against malaria project – Supporto alla prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria nel contesto della pandemia di Covid19″. Sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato in collaborazione con l’Università di Bari, l’intervento mira a rafforzare le pratiche di prevenzione e controllo della malaria nelle comunità, migliorando la qualità dei servizi di salute a livello di comunità e di strutture sanitarie. I distretti di Oyam e Kole presentano un’incidenza del tasso di malaria superiore alla media nazionale, con rispettivamente 407 nuovi casi per 1.000 abitanti in Oyam, e 361 a Kole, contro una media nazionale ufficiale di 289 nuovi casi per 1.000 abitanti.
Attenzione particolare viene data alle donne in gravidanza. «Nei cinque mesi di servizio nell’ospedale di Aber, in Uganda, mi sono occupato di scrivere il protocollo per un progetto di ricerca sulla malaria in gravidanza – spiega Francesco Vladimiro Segala, specializzando in Malattie infettive, originario di Torino, da poco rientrato all’Africa –. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che un terzo delle donne gravide che vivono in Africa sub-Sahariana contragga l’infezione nel corso della gestazione. Questo dato in Uganda, probabilmente, è ancora più elevato, trattandosi del terzo paese al mondo per incidenza di malaria. Occuparsi di malaria in gravidanza è importante perché, oltre a essere una patologia che mette a rischio la vita di tante donne, una parte di questi casi diventa malaria placentare. La malaria placentare è una condizione che ostacola lo sviluppo del feto e che si traduce in nascita di bambini prematuri o sottopeso».
Cos’e’ Cuamm
Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 4.500 operatori sul campo, di cui 230 italiani. Appoggia 23 ospedali, 80 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi, alla malaria e formazione), 3 scuole per infermieri (in Sud Sudan, Uganda ed Etiopia) e 1 università in Mozambico. (@OnuItalia)