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venerdì, Luglio 26, 2024

‘Puoi sorridere per me?’, la mostra di Giammarco Sicuro con UNICEF racconta i bambini sperduti in Ucraina e nel mondo

ROMA, 24 FEBBRAIO – Due mosche simmetricamente posate sulle palpebre di un bambino afghano, i passeggini in fila nella neve ucraina, la bimba indiana che appoggia la testa sulla canottiera lacera del padre: le foto che Giammarco Sicuro – fotoreporter e inviato Rai – ha donato all’UNICEF, sono un percorso professionale e umano che in oltre dieci anni l’ha portato in tutto il mondo e che ad un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina ha voluto presentare in una mostra al MAXXI di Roma.

Oltre 80 scatti di un viaggio dell’anima, dal Perù all’Afghanistan, dall’Oman all’India, dal Myanmar all’Ucraina e che descrivono quello che la guerra può fare ai bambini – da sempre prime vittime di ogni conflitto – compongono la mostra fotografica ‘Can You smile for me?-L’infanzia sperduta’, inaugurata ieri e aperta fino al 5 marzo.

 

Partendo dall’idea che, come ha detto la presidente di UNICEF Italia Carmela Pace, la guerra è ladra e porta via con sé i sorrisi dei bambini, Sicuro ha raccontato episodi avvenuti nei suoi vari viaggi di lavoro che gli hanno spesso insegnato che ”occorre esserci, che possiamo fare qualcosa, attivare una rete per poter cambiare le cose”. ”Empatia a non mera elencazione di numeri, liste fredde, capacità di non disumanizzarsi e di continuare a parlare di pace” gli ha fatto eco Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi, mentre Roberto Natale -direttore Rai per la sostenibilità – ha esaltato il ruolo dei giornalisti del servizio pubblico in campo nella guerra in Ucraina. Il rapporto tra servizio pubblico e organizzazioni umanitarie è stato ricordato anche dal portavoce dell’UNICEF Italia Andrea Iacomini che ha raccomandato di non dimenticare che esistono anche tante altre guerre che continuano a strappare il sorriso dai volti dei bambini. Sarah Martelli, che per l’UNICEF si occupa della risposta per minorenni e migranti rifugiati in Italia, ha raccontato il lavoro dell’agenzia dell’Onu in favore dei 170 mila ucraini rifugiati nel nostro paese – anche insieme all’UNHCR – e di quella bambina che ”desiderava assolutamente una fotografia con il cielo azzurro, perchè era quello che voleva ritrovare una volta tornata in Ucraina”.

Ecco allora che ”la foto simbolo di questa esposizione – ha detto Sicuro –  è quella di un bambina di Sviatohirsk, nel Donbass, che ho fotografato all’indomani della liberazione dell’occupazione russa, incapace di sorridere e che ha dato il nome alla mostra”.

Ma ci sono anche i volti seri oltre i vetri appannati dei piccoli ucraini, la bambina che viene alimentata da una mamma in burka con i pasti forniti dall’UNICEF in Afghanistan, la denutrizione documentata dal MUAC, acronimo che indica il braccialetto per misurare la circonferenza delle braccia dei piccoli fino a 59 mesi. La mostra non dimentica gli strumenti di morte, esponendo frammenti di bombe, proiettili di artiglieria, pezzi di cartucciere. Poichè però ”si può sempre fare qualcosa, esserci, non voltarsi dall’altra parte”, ecco esposti anche le valigie di colori, righelli e quaderni – perchè la guerra strappa anche l’istruzione azzerando la cultura per intere generazioni di bambini – e kit sanitari, box per vaccini, dosi di cibo terapeutico. Quasi ad affiancare alle immagini che suscitano moti dell’anima, le soluzioni pratiche che gli operatori umanitari forniscono in ogni angolo del mondo.

Il sodalizio tra stampa e organizzazioni internazionali, ha raccontato Giammarco Sicuro, è di grande aiuto, ”come quella volta che insieme con l’UNICEF, che potè parlare con i responsabili talebani, riuscimmo ad ottenere la liberazione dal carcere di molti bambini ingiustamente detenuti in Afghanistan”.

La mostra ha un focus speciale sulle crisi in Ucraina e in Afghanistan: la guerra in Ucraina sta avendo un impatto drammatico sulla vita e sul futuro dei 7,8 milioni di bambini del paese: di questi 3,4 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria nel paese e 3,9 milioni hanno bisogno di aiuto nei paesi che li ospitano come rifugiati. Anche l’Afghanistan sta vivendo una situazione di crisi umanitaria senza precedenti: 15,3 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto; da tre anni, più di 1 milione di ragazze hanno perso l’opportunità di frequentare la scuola secondaria. Tutti questi sono scenari che Sicuro ha potuto documentare anche grazie all’aiuto dell’UNICEF, visitando cliniche e ospedali di località remote, altrimenti inaccessibili.

Dalle fotografie di Giammarco Sicuro un’infanzia dolente e sperduta in angoli del mondo troppo spesso abbandonati e dimenticati, ci guarda e chiede di non voltarsi dall’altra parte. I racconti di guerra possono trasformarsi in passi di speranza e in atti di costruzione della pace.

 

 

 

 

 

 

Maria Novella Topi
Maria Novella Topihttps://onuitalia.com
Maria Novella Topi è stata a lungo capo servizio della Redazione Esteri dell'Ansa. Tra le sue missioni l'Albania (di cui ha seguito per l'agenzia la caduta del comunismo e le successive rivolte), l'Iraq e la Libia. Ha lavorato per lunghi periodi nell'ufficio di corrispondenza di Parigi. Collabora da Roma a OnuItalia.

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