ROMA, 21 FEBBRAIO – I profili di 50 nazioni nelle loro politiche e attività di Educazione sessuale ‘comprensiva’ sono stati esaminati e pubblicati nel Global Education Monitoring Report-GEM dell’UNESCO. E per l’Italia i dati non sono confortanti, risultando agli ultimi posti tra le nazioni europee.
Il nuovo Gem-Report, dal titolo ”Comprehensive sexuality education (CSE) country profiles”, è stato lanciato online in un webinar UNESCO cui ha preso parte Stefania Giannini, Vice Direttrice Generale dell’UNESCO per l’Educazione, insieme ad alcuni Ministri dell’Istruzione dei Paesi oggetto del monitoraggio. L’Educazione sessuale ‘comprensiva’ prevede un insegnamento di tipo trasversale e olistico sugli aspetti cognitivi, emozionali, fisici e sociali della sessualità, attraverso le materie dei curricula scolastici e non come insegnamento singolo.
E’ questa l’idea dell’UNESCO di una corretta educazione sessuale nelle scuole, già lanciata nel 2018 con un documento di linee guida sull’Educazione sessuale a cui è seguita anche una campagna di promozione.
Un approccio comprensivo del curriculo scolastico, che coinvolga più discipline, è quindi cruciale, secondo l’UNESCO, per la salute e il benessere dei giovani. Crescendo ogni individuo deve compiere scelte che coinvolgono la propria sfera fisica e psicologica e, tuttavia, sono ancora molti coloro che non hanno le basi per prendere questo tipo di decisioni.
Secondo i dati UNESCO, nella fascia d’età tra 15 e 19 anni ci sono ancora circa 10 milioni di gravidanze non volute, le cui complicanze diventano la principale causa di morte nella stessa fascia d’età. Nel Sud-Sahara africano ad esempio il virus HIV colpisce le adolescenti da 2 a 7 volte in più rispetto ai loro coetanei. Sempre nella fascia stessa fascia d’eta si stima infine che una ragazza adolescente su quattro, sposata o in coppia, abbia subito almeno una volta violenza sessuale dal partner.
Dal profilo di queste 50 nazioni emerge che solo il 20% ha una normativa sull’educazione sessuale e solo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo. E’ comunque obbligatoria nella scuola primaria nel 68% e nel 76% della secondaria. Otto paesi su 10 forniscono anche formazione in Educazione alla sessualità agli insegnanti.
Quanto all’Italia è uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, accanto a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Come invece ricorda l’Unesco, il diritto all’educazione affettiva e sessuale è un diritto alla salute e il presupposto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, che sono tra gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.