GINEVRA, 17 FEBBRAIO – La legge italiana sui salvataggi in mare potrebbe mettere a rischio più vite di migranti: le Nazioni Unite hanno chiesto all’Italia di ritirare il provvedimento di legge sulle ong. In una lunga nota diffusa a Ginevra, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, dopo aver denunciato che il disegno di legge rischia anche di aumentare le ‘intercettazioni’ e i rimpatri in Libia, – Paese che l’Onu ritiene un porto di sbarco non sicuro – ha esortato “il governo italiano a ritirare il provvedimento e a consultare i gruppi della società civile, in particolare le ong che si occupano di ricerca e salvataggio, per garantire che qualsiasi proposta di legge sia pienamente conforme al diritto internazionale sui diritti umani, al diritto internazionale per i rifugiati e ad altri quadri giuridici applicabili, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio in mare”. “Più persone in difficoltà saranno fatte soffrire e più vite rischiano di essere perse perché l’aiuto tempestivo non è disponibile, se questa legge viene approvata”, ha detto.
Türk ha espresso le sue preoccupazioni il giorno dopo che il Parlamento italiano ha approvato un decreto legge che impone requisiti più severi alle navi umanitarie che stanno tentando di salvare vite di migranti in alto mare. Il Senato dovrebbe esaminare la proposta di legge la prossima settimana. In base al provvedimento le navi sono tenute a dirigersi in porto immediatamente dopo una missione e a non effettuare ulteriori soccorsi, anche se si trovano nelle immediate vicinanze di persone in difficoltà. L’Italia ha anche recentemente designato porti di sbarco lontani per i migranti soccorsi, che possono essere a diversi giorni di navigazione dal sito di salvataggio originale.
Ad avviso di Turk “la legge punirebbe sia i migranti che coloro che cercano di aiutarli. Questa penalizzazione delle azioni umanitarie probabilmente scoraggerebbe le organizzazioni umanitarie dal svolgere il loro cruciale lvoro”, ha affermato Turk che ha ricordato che, secondo il diritto internazionale, un capitano ha il dovere di prestare assistenza immediata a coloro che sono in pericolo in mare, e gli Stati devono proteggere il diritto alla vita. “Ma in base a questa nuova proposta, una nave SAR vicina sarebbe obbligata a ignorare le chiamate di soccorso di coloro che sono in mare semplicemente in virtù del fatto di aver già salvato altri”, ha detto. Inoltre secondo Turk la legge proposta rischia anche di aumentare le intercettazioni e i ritorni in Libia – un luogo che il suo ufficio ha ripetutamente affermato non possa essere considerato un porto sicuro di sbarco.
“Guardiamo tutti con orrore la difficile situazione di coloro che attraversano il Mediterraneo, e il desiderio di porre fine a quella sofferenza è profondo. Ma questo è semplicemente il modo sbagliato di affrontare questa crisi umanitaria“, ha concluso.