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Mutilazioni Genitali Femminili: Onu, nel 2023 oltre 4 milioni di ragazze a rischio

ROMA, 6 FEBBRAIO – Nel 2023 oltre quattro milioni di bambine e giovani donne nel mondo saranno a rischio di mutilazioni genitali, e si prevede che entro il 2030 – anno scelto dalla Nazioni Unte per l’Agenda globale che tra gli obiettivi da perseguire ha la salute delle donne, i diritti umani e ogni forma di tutela dell’essere umano – questo dato raggiungerà i 4,6 milioni in quanto conflitti, cambiamenti climatici, crescenti povertà e disuguaglianze continueranno a ostacolare gli sforzi per trasformare le norme sociali e di genere.che sono alla base di questa pratica.

In una dichiarazione congiunta per la Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (FGM) Natalia Kanem, Direttore Esecutivo UNFPA e Catherine Russell, Direttore generale dell’UNICEF affermano che tali pratiche ”violano i diritti di donne e ragazze e limitano le loro opportunità per salute, istruzione e reddito  futuro. Radicate nella disuguaglianza di genere e negli squilibri di potere, sono un atto di violenza di genere che danneggia il corpo delle ragazze, offusca il loro futuro e mette in pericolo la loro vita…. Sappiamo che un cambiamento è possibile. Mancano solo 8 anni al raggiungimento dell’obiettivo globale di eliminare le Mutilazioni Genitali Femminili (FGM) e un’azione ben finanziata da parte di un gruppo eterogeneo di soggetti interessati può porre fine a questa pratica dannosa”.

Il Programma congiunto globale UNFPA-UNICEF per l’eliminazione delle FGM ha sostenuto negli ultimi cinque anni oltre 3.000 iniziative in cui uomini e ragazzi si impegnano attivamente per porre fine a questa pratica. Si assiste infatti a una significativa opposizione da parte di uomini e ragazzi alle FGM in diversi paesi. In Etiopia, per esempio, uno dei paesi con il più alto tasso di FGM nel mondo – l’opposizione maschile alla pratica è arrivata all’87% secondo una recente analisi dell’UNICEF.

Le organizzazione dell’Onu chiedono quindi alla comunità globale di:

● Collaborare e coinvolgere uomini e ragazzi per modificare le relazioni di potere ineguali e sfidare gli atteggiamenti e i comportamenti causati dalla disuguaglianza di genere che portano alle FGM.

● Integrare gli approcci trasformativi di genere e il cambiamento delle norme sociali nei programmi conto le FGM.

● Investire in politiche e legislazioni nazionali che tutelino i diritti delle bambine e delle donne, compreso lo sviluppo di piani d’azione nazionali per porre fine alle FGM.

“La giornata di oggi – concludono le due esponenti delle agenzie Onu – ci ricorda l’urgente necessità di sforzi ancora più mirati e concertati per trasformare in realtà il nostro obiettivo comune di porre fine alle FGM. Dobbiamo lavorare insieme a tutte le parti interessate – compresi uomini e ragazzi – per proteggere i milioni di ragazze e donne a rischio e consegnare questa pratica alla storia”.

Molte anche le ong e le organizzazioni della società civile che in questa giornata hanno fatto sentire la loro voce. Tra queste AMREF che in questi anni ha cercato di combattere le Mutilazioni genitali femminili non solo in Africa ma anche in Italia. Grazie anche al lavoro di Amref – affermano dall’organizzazione – il Kenya ad esempio è sempre più vicino all’obiettivo del 2030: a dicembre, 420 ragazze ‘salvate’ hanno partecipato alla notte delle candele, Rito di Passaggio Alternativo proposto da Amref.  Nell’ambito dei Sustainable Development Goals, la comunità globale ha fissato l’obiettivo di eradicare la pratica delle mutilazioni femminili per il 2030. 

”Sebbene in molti Paesi sia un traguardo ancora lontano da raggiungere se l’impegno e gli interventi rimangono costanti pagano” afferma Guglielmo Micucci, Direttore di Amref Italia, commentando un grafico pubblicato dal Direttore di Amref Kenya. ”Per esempio nel 2030, il tasso di MGF in Kenya sarà del 6%, per cui è probabile che il Paese riesca a raggiungere questo obiettivo nel 2037”.  Amref promuove un approccio basato su tutto l’ecosistema in cui questa pratica prospera, attraverso azioni di prevenzione e contrasto che integri il contesto giuridico, i sistemi comunitari, l’educazione, i sistemi sanitari e la ricerca.

I progetti di Amref prevedono azioni di empowerment, sensibilizzazione e mobilitazione delle comunità. In alcune regioni la mutilazione identifica il momento in cui una ragazza è pronta per il matrimonio, per questo uno degli obiettivi di Amref è fornire gli strumenti affinché le comunità scelgano di intraprendere Riti di Passaggio Alternativi (ARP), senza alcuna forma di ‘taglio’.

Nella contea keniana di Kajiado, nella scuola elementare di Maparasha, lo scorso dicembre 420 bambine e ragazze hanno partecipato alla cosiddetta ‘notte delle candele‘, cerimonia conclusiva del rito di passaggio alternativo che culmina con l’accensione, da parte delle ragazze, di una candela, simbolo della loro scelta come alternativa alle mutilazioni genitali femminili e ai matrimoni precoci, mantenendo il carattere solenne e simbolico delle cerimonie eliminando il ricorso ad ogni tipo di violenza. Oltre al Kenya, Amref è impegnato nella lotta alle MGF in Tanzania, Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal.

IN EUROPA E IN ITALIA

Ad oggi però, il fenomeno migratorio ha reso le MGF un problema di interesse globale: più di 600.000 donne e ragazze con MGF vivono in Europa. L’Italia non è immune al fenomeno: secondo le stime più recenti, le donne tra i 15 e i 49 anni sottoposte a MGF presenti sul territorio nazionale sono circa 87.6001. “Informazione, collaborazione e formazione sono i pilastri di un efficace piano di azione nella lotta alle MGF – spiega Renata Torrente responsabile dei progetti in Italia di Amref  – Forti della nostra esperienza ventennale nel contrasto alle MGF in Africa -afferma Torrente -ricordiamo che in Italia è fondamentale favorire il dialogo tra servizi territoriali e le Organizzazioni della Società Civile/ONG che si occupano del tema. Promuovere scambi di esperienze e pratiche, interagendo con soggetti e movimenti anche della società̀ civile africana, seguendo il ‘value of the girl approach’ ideato e implementato da Amref”. L’empowerment femminile e comunitario è la chiave: la partecipazione attiva delle donne e delle comunità diasporiche, – afferma ancora AMREF – oltre che sostenere un processo di cambiamento culturale e comportamentale dall’interno, assicura l’efficacia di interventi di sistema. Attraverso un recente progetto – P-ACT2- stiamo lavorando su quattro territori molto sensibili: Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto…..Noi di Amref lottiamo per la visione di un mondo libero dalle FGM mossi dall’inconfutabile consapevolezza che ogni donna ha il diritto di essere libera”.

ALCUNI DATI SULLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

Mutilazioni genitali femminili
La diffusione in Africa

Almeno 200 milioni di ragazze e donne in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali femminili e negli ultimi 20 anni, la percentuale di ragazze e donne nei paesi ad alta incidenza che si sono opposte alla pratica è raddoppiata.
Sta emergendo una tendenza: circa 1 ragazza e donna su 4 che ha subito mutilazioni genitali femminili, ovvero 52 milioni in tutto il mondo, è stata sottoposta alla pratica per mano di personale sanitario. Questa proporzione è due volte più alta tra le adolescenti, il che indica una crescita nella medicalizzazione della pratica.
Oggi, rispetto a 30 anni fa, una ragazza ha circa un terzo di probabilità in meno di essere sottoposta a mutilazioni genitali femminili. Tuttavia, questi progressi non sono sufficienti per raggiungere il target dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di eliminare la pratica entro il 2030.

Nel 2021, dei 31 paesi con dati disponibili sulle mutilazioni genitali femminili, 15 sono alle prese con conflitti, povertà crescente e disuguaglianze, creando una crisi nella crisi per le ragazze più vulnerabili ed emarginate del mondo.
Nel 2021 in 31 Paesi con dati rappresentativi a livello nazionale, il 34% delle ragazze adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni hanno subito le mutilazioni genitali femminili, rispetto al 41% del 2011;

In alcuni paesi, le mutilazioni genitali femminili sono ancora quasi universali, con circa il 90% delle ragazze a Gibuti, Guinea, Mali e Somalia. In circa la metà dei paesi, le mutilazioni genitali femminili sono eseguite in età sempre più giovane, riducendo le possibilità di intervenire.

Le mutilazioni genitali femminili rimangono molto diffuse in Nigeria e stanno aumentando fra le ragazze nigeriane da 0 a 14 anni. I casi sono aumentati dal 16,9% del 2013 al 19,2% nel 2018. Con un numero stimato di 19,9 milioni di sopravvissute, in Nigeria si registra il terzo numero più elevato di donne che sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili nel mondo.

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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