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Allarme Onu per malnutrizione in Sud Sudan, al peggio di sempre

JUBA, 3 NOVEMBRE – La percentuale di persone che affrontano una grave insicurezza alimentare acuta in Sud Sudan è al livello più alto di sempre, superando anche i livelli visti durante i conflitti del 2013 e 2016. Lo affermano le agenzie dell’Onu FAO, UNICEF e WFP, secondo cui senza adeguate risorse per la risposta umanitaria del 2023 le agenzie non riusciranno a preposizionare l’assistenza in tempo per il prossimo anno, lasciando milioni di famiglie a rischio di sprofondare nella fame.

“In Sud Sudan, la fame e la malnutrizione sono in aumento nelle aree colpite da inondazioni, siccità e conflitti, con alcune comunità che rischiano di morire di fame senza un sostegno all’assistenza umanitaria e senza un potenziamento delle misure di adattamento climatico. L’ultima Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare (IPC), pubblicata oggi, mostra che circa due terzi della popolazione sud-sudanese (7,76 milioni di persone) dovrà probabilmente affrontare un’insicurezza alimentare acuta durante la stagione di magra di aprile-luglio 2023, mentre la malnutrizione colpirà 1,4 milioni di bambini.

FAO, UNICEF e WFP avvertono che la percentuale di persone che affrontano malnutrizione e alti livelli di insicurezza alimentare (IPC Fase 3 di crisi o superiore) è al livello più alto di sempre, superando anche i livelli osservati durante il conflitto nel 2013 e nel 2016. Il calo della sicurezza alimentare e l’elevata prevalenza della malnutrizione sono dovuti a un insieme di fattori quali conflitto, cattive condizioni macroeconomiche, eventi climatici estremi e l’aumento vertiginoso dei costi di cibo e carburante. Contemporaneamente, si è registrato un calo dei finanziamenti per i programmi umanitari a fronte, invece, di un costante aumento dei bisogni umanitari.

“Per tutto l’anno abbiamo lavorato per la prevenzione della carestia ed evitato le conseguenze peggiori, ma non basta”, ha detto Makena Walker, Direttrice ad interim del WFP in Sud Sudan. “Il Sud Sudan è in prima linea nella crisi climatica e ogni giorno ci sono famiglie che perdono casa, bestiame, campi e speranze a causa del clima estremo. Senza l’assistenza alimentare umanitaria, milioni di persone in più si troveranno in una situazione sempre più disastrosa e incapaci di fornire anche alimenti di base alle loro famiglie”.

Le inondazioni senza precedenti che stanno colpendo da anni il paese stanno esacerbando i livelli già alti di fame causati dal conflitto in corso e dalla crisi alimentare globale. Le zone centrali del Paese, quelle più colpite dalle inondazioni pluriennali, sono le aree con i più alti livelli di insicurezza alimentare.

“Il sostegno ai mezzi di sussistenza è particolarmente necessario per facilitare l’autosufficienza del Sud Sudan nella produzione alimentare. Sappiamo che il potenziale esiste, poiché nel 2021 sono state prodotte circa 840.000 tonnellate di cereali, durante un anno difficile che ha visto cambiamenti climatici, inondazioni, conflitti e altri fattori all’opera. Con l’attuale deficit di 541.000 tonnellate di cereali, sono necessari investimenti urgenti nei mezzi di sussistenza rurali per aumentare la produzione e l’autosufficienza”, ha detto Meshack Malo, Rappresentante della FAO in Sud Sudan.

Sebbene ci siano stati minimi miglioramenti nella sicurezza alimentare in alcune parti del paese, la crisi nutrizionale in tutto il Sud Sudan si sta aggravando. Tutte le contee tranne una registrano un deterioramento della situazione nutrizionale fino a giugno 2023, comprese 44 contee in cui la situazione è considerata critica.

“Negli ultimi tre anni, le inondazioni hanno colpito in maniera drammatica un numero crescente di persone in tutto il Sud Sudan”, ha detto Jesper Moller, Rappresentante dell’UNICEF in Sud Sudan. “Tra quelli colpiti, troviamo un numero crescente di bambini malnutriti e che soffrono di insicurezza alimentare, che la comunità internazionale non può ignorare. Per proteggere efficacemente i bambini dagli effetti del cambiamento climatico, dobbiamo raggiungere quelli più vulnerabili con una serie di interventi essenziali multisettore nei servizi sociali”. (@OnuItalia)

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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