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venerdì, Luglio 26, 2024

Transparency International: netto miglioramento per l’Italia nella lotta alla corruzione

ROMA, 27 GENNAIO – Transparency International, l’associazione internazionale contro la corruzione, ha elaborato e presentato il Corruption Perception Index (CPI) relativo al 2021. E’ l’indice che misura ogni anno il livello di corruzione percepita dalla società civile nel settore pubblico e nella politica. La posizione dell’Italia è sostanzialmente migliorata rispetto all’anno precedente. Grazie ai 3 punti in più assegnati dall’indice, il paese si posiziona al 42esimo posto tra le 180 nazioni analizzate (56 punti su 100). L’anno scorso, invece, l’Italia era in 52esima in graduatoria.

Sono numeri ancora distanti dai paesi al comando della classifica, che vede Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda in testa con 88 punti, ma anche dalla media europea che si attesta sui 66 centesimi. La colpa principale, secondo il direttore di Transparency International Italia, Giovanni Colombo, è della mancata adozione della Direttiva Europea 2019/1937 concernente il whistleblowing e del ritardo nella formulazione di una legge per la regolamentazione dell’attività di lobbying. Fa ben sperare però il costante progresso dell’Italia dal 2012 a questa parte: un decennio che ha visto il paese passare dai 42 punti del 2012 ai 56 odierni.

“L’Italia è impegnata nei grandi investimenti previsti dal PNRR e dobbiamo garantire massima trasparenza su questi contratti pubblici, e non solo. I cittadini devono vedere come vengono spese queste risorse e queste devono andare a vantaggio dei cittadini stessi”, ha ammonito il Presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), Giuseppe Busia, durante l’intervento per la presentazione del report. Livia Pomodoro, ex-presidente del Tribunale di Milano e titolare della cattedra UNESCO “Food access and Law” dell’Università degli Studi di Milano, durante il suo intervento inerente a sostenibilità e efficienza, ha sottolineato l’importanza del settore privato nella lotta alla corruzione. Parole sottoscritte dalla presidente di Transparency International Italia,  Iole Anna Savini, che ha sottolineato “gli sforzi dei numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità”.

La situazione italiana prende una piega più che positiva se vista dalla prospettiva globale. L’Italia è infatti tra i soli 25 paesi che l’anno scorso hanno migliorato la loro posizione, a fronte di 23 che hanno visto un peggioramento e 131 in cui è rimasta invariata, con una media globale che si assesta sul punteggio di 43. Tra le nazioni che hanno compiuto progressi significativi spiccano Armenia e Uzbekistan in Asia centrale, Angola ed Etiopia nel continente africano e la Corea del Sud, che si assesta tra i leader anticorruzione del continente asiatico, insieme a Singapore, Hong Kong e Giappone. Sorprende la performance del Canada che, pur conservando uno score molto alto, con un punteggio di 74, ha visto un declino di ben otto punti nell’ultimo decennio. Oltre al Canada, l’area geografica più colpita è quella latinoamericana, per via del sensibile peggioramento riscontrato in Honduras, Venezuela e Nicaragua.

“La pandemia da COVID-19 ha minacciato la trasparenza e la responsabilizzazione all’interno della regione europea, non lasciando alcun paese indenne ed esponendo preoccupanti segnali di ricaduta anche tra i migliori attori della regione”: questa la valutazione di Transparency riguardo l’impatto della pandemia nella regione europea, che certifica il devastante impatto avuto dalla stessa anche in aree tradizionalmente considerate avanzate in termini di promozione dei valori liberali e democratici.

L’indice CPI fotografa la percezione delle manifestazioni di corruzione riscontrabili nel settore pubblico, come ad esempio i casi di abuso d’ufficio, dirottamento dei fondi pubblici, presenza di funzionari pubblici che utilizzano il loro ruolo per benefici privati, il clientelismo nell’assegnazione di incarichi pubblici, la protezione di giornalisti o whistleblower che denunciano casi di corruzione. Non cattura, invece, i fenomeni di corruzione nel settore privato, come i casi di riciclaggio di denaro, i finanziamenti illeciti o le frodi fiscali. (@giorgiodelgallo)

 

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