GINEVRA, 7 SETTEMBRE – Profonda preoccupazione a nome dell’Italia per le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che si sono verificate e che continuano a verificarsi in Libia, inclusi gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili e’ stata espressa oggi dal Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a Ginevra, Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, in occasione del Dialogo Interattivo con la Missione d’Inchiesta sulla Libia, nel quadro della 48ma Sessione del Consiglio dei Diritti Umani.
Cornado ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto finora dai membri della Missione, reso particolarmente difficile a causa della complessità del contesto libico e ulteriormente aggravato dalle restrizioni imposte dalla pandemia di COVID-19.
L’Ambasciatore italiano ha sottolineato la necessità di accertare la piena responsabilità penale dei responsabili di tali violazioni, in quanto la lotta contro l’impunità è di estrema importanza per promuovere la pace e la riconciliazione nazionale. Ha inoltre osservato che il ruolo della Missione d’inchiesta è tuttora essenziale, esortando il Consiglio a rinnovarne il mandato, al fine di consentire ai membri della FFM di completare il proprio incarico e ha invitato tutte le parti sul terreno a concedere l’accesso immediato, libero e senza ostacoli ai membri della Missione.
Nei giorni scorsi la Missione d’inchiesta aveva denunciato in un rapporto basato sull’esame di centinaia di documenti, interviste con oltre 150 persone e indagini in Libia, Tunisia e Italia la possibilita’ che in Libia siano stati commessi crimini di guerra, mentre la violenza perpetrata nelle carceri e contro i migranti può equivalere a quella che prevede crimini contro l’umanità. Il rapporto della missione d’inchiesta ha documentato anche il reclutamento e la partecipazione diretta di bambini alle ostilità, le sparizioni forzate e le uccisioni extragiudiziali di donne di spicco e le continue forme di violenza sessuale e di altro tipo contro le popolazioni vulnerabili, comprese le persone LGBTQI. La Missione ha inoltre prestato particolare attenzione alle accuse di crimini atroci commessi nella città di Tarhuna (sud-est di Tripoli) tra il 2016 e il 2020. (@OnuItalia)