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sabato, Settembre 7, 2024

Afghanistan: UNHCR e OTB Found. lanciano appello, finiti ponti aerei non abbandoniamoli

ROMA, 31 AGOSTO – ”Non abbandoniamo il popolo afghano, aiutateci a restare in Afghanistan”: mentre si è alzato in volo l’ultimo aereo americano che completa oggi la missione, è questo l’appello che l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha rivolto ad aziende, fondazioni e filantropi italiani dalle pagine dei quotidiani nazionali affinché possa continuare a sostenere gli uomini, le donne e i bambini afghani, come fa da oltre 40 anni.

Prima a rispondere e a rilanciare l’appello è stata OTB Foundation, la no-profit che fa capo al gruppo OTB di Renzo Rosso, con un’importante donazione, che servirà per offrire innanzitutto un alloggio di emergenza a oltre 300 famiglie in fuga.
“È fondamentale unire le forze e allearsi con chi è già presente nel territorio e sa come muoversi, ci auguriamo che molti altri donatori possano fare altrettanto – ha detto Così Arianna Alessi, vicepresidente di OTB Foundation, che spiega: “La nostra fondazione ha come missione aiutare persone e aree del mondo in situazioni difficili, e opera secondo principi di impatto sociale diretto e presenza nei momenti di emergenza. Da sempre supportiamo progetti a favore di donne e bambini, anche in Afghanistan dove operiamo per migliorare la situazione sociale e di vita delle donne”.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, si stima che circa 550.000 persone siano state costrette a lasciare le loro case a causa degli scontri armati e siano oggi sfollate all’interno del paese. Di queste, circa l’80% sono donne e bambini che stanno pagando il prezzo più alto di questa ennesima crisi umanitaria che affligge il paese.
UNHCR ha scelto di restare in Afghanistan, di portare avanti i suoi programmi e di continuare a fornire assistenza umanitaria alla popolazione civile che fuggendo ha perduto tutto. Insieme alle organizzazioni partner locali, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati è presente in 34 province e 299 distretti su 450.
Ma i bisogni crescono di ora in ora. Servono alloggi di emergenza, assistenza economica diretta, kit igienici e sanitari, e beni salvavita. Grazie a un’importante donazione di OTB, più di 300 famiglie potranno avere un alloggio di prima emergenza in cui ritrovarsi al sicuro, sotto la protezione dellUNHCR. Considerando una media di 5 persone per famiglia, oltre 1.500 persone avranno un posto dove dormire e stare con i propri cari.
OTB Foundation è nata nel 2008 come organizzazione non profit del gruppo OTB che raggruppa soprattutto grandi marchi della moda(Diesel, Maison Margiela, Marni, Jil Sander, Viktor&Rolf, Amiri, Staff International, Brave Kid). Creata con la missione di lottare contro le disuguaglianze sociali e contribuire allo sviluppo sostenibile di persone ed aree meno avvantaggiate, opera in Italia e nel mondo attraverso specifici criteri di selezione: impatto sociale diretto, sostenibilità ed innovazione. Dalla sua nascita ad oggi OTB Foundation ha investito in oltre 250 progetti di sviluppo sociale nel mondo, con un impatto diretto sulla vita di circa 300.000 persone.

Intanto fa sentire la sua voce anche Filippo Grandi, capo dell’UNHCR.
L’evacuazione da Kabul sta per terminare, ma siamo solo all’inizio di una crisi più grave, valuta Grandi. Fuggire dal proprio Paese natale comporta uno straziante senso di perdita. Le scene verificatesi all’aeroporto di Kabul in questi ultimi giorni hanno suscitato un’enorme ondata di compassione in tutto il mondo di fronte alla paura e alla disperazione vissute da migliaia di afghani. Ma quando queste immagini scompariranno dai nostri schermi, continueranno a esserci milioni di persone che avranno bisogno di supporto da parte della comunità internazionale.
Nell’esortare i talebani e tutte le altre parti coinvolte a rispettare i diritti umani, specialmente quelli di donne e bambine, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha detto che il mondo non distoglierà lo sguardo. Ma, finora, la nostra attenzione è stata troppo limitata. Gli sforzi compiuti per le evacuazioni hanno indubbiamente salvato decine di migliaia di vite e sono encomiabili ma sappiamo che quando i ponti aerei e l’attenzione mediatica svaniranno, la stragrande maggioranza degli afghani, circa 39 milioni di persone, resterà in Afghanistan.

Filippo Grandi

Hanno bisogno che noi – governi, operatori umanitari, semplici cittadini – restiamo al loro fianco per continuare ad aiutarli, ha sottolineato Grandi. Tutti fanno affidamento su programmi umanitari il cui dispiegamento deve essere intensificato in tempi rapidi.
Per quattro decenni, Pakistan e Iran hanno accolto milioni di rifugiati afghani. Sebbene un elevato numero di essi abbia fatto ritorno a casa dopo il 2001, sperando in un futuro migliore, questi due Paesi continuano ad accogliere circa 2,2 milioni di rifugiati afghani registrati, quasi il 90 per cento del totale. Mentre continuiamo ad appellarci affinché le frontiere restino aperte, è necessario che un maggior numero di Paesi condivida queste responsabilità sul piano umanitario, non ultimo in considerazione della situazione critica in cui si trova la Repubblica Islamica dell’Iran, alle prese con la pandemia.
I rifugiati avranno inoltre bisogno di soluzioni a lungo termine. La stragrande maggioranza potrebbe fare ritorno volontario quando le condizioni lo consentiranno e nel momento in cui lo riterrà più opportuno. Di fronte a questi numeri, l’opzione del reinsediamento in Paesi terzi – una soluzione destinata ai più vulnerabili affinché possano ricominciare le proprie vite in un Paese nuovo – rappresenta una possibilità solo per una minima parte di tutta la popolazione rifugiata nel mondo.
È nostro dovere, ragiona ancora Grandi, rispondere con urgenza e con un piano efficace alle esigenze umanitarie critiche presenti in Afghanistan e nei Paesi della regione. Essere al fianco del popolo dell’Afghanistan significa essere al fianco di tutti gli afghani, abbiano essi tentato di fuggire oltre confine o stiano cercando di ricostruirsi una vita nel Paese. E’ arrivato il momento di dimostrare di essere davvero all’altezza dell’appello alla cooperazione internazionale espresso dalla Convenzione del 1951 sui Rifugiati e riaffermato nell’ambito del Global Compact sui Rifugiati.
I ponti aerei da Kabul cesseranno tra pochi giorni e la tragedia che si sta dispiegando non avrà più la stessa visibilità. Ma continuerà a costituire la realtà quotidiana per milioni di afghani. Grandi conclude:”Non volgiamo lo sguardo altrove. Una crisi umanitaria di entità molto più grave è solo all’inizio”.

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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