ROMA, 14 LUGLIO – Covid 19 è passato (e sta ancora passando) come uno tsunami su tutti i settori della vita umana e, afferma un nuovo rapporto UNESCO, UNICEF, BANCA MONDIALE e OCSE, lo ha fatto in modo devastante sopratutto sulla scuola e sull’università. Questo sia in tema di diritto all’istruzione, sia in tema di povertà educativa, sia più semplicemente di disabitudine a studiare, a socializzare, a impegnarsi. Il rapporto che è stato appena presentato è un’indagine a tutto campo su 142 paesi dalla quale emerge un quadro devastante. Nel caso dell’Italia sconfortanti conferme giungono anche dall’ultima inchiesta dell’INVALSI sull’impatto che la didattica a distanza ha avuto sulla scuola e sugli studenti.
Secondo il rapporto globale ”Survey on National Education Responses to COVID-19 School Closures”, 1 paese su 3 in cui le scuole sono state chiuse non sta implementando i programmi di recupero dopo la chiusura per il COVID-19. Allo stesso tempo, solo un terzo dei paesi sta iniziando a valutare le perdite nei livelli di istruzione primaria e secondaria – per la maggior parte tra i paesi ad alto reddito.
Solo in meno di un terzo di paesi a basso e medio reddito gli studenti sono tornati a scuola in presenza, aumentando il rischio di perdita di apprendimento e di abbandono scolastico.
Nel 2020, le scuole di tutto il mondo sono state completamente chiuse in tutti e quattro i livelli di istruzione per una media di 79 giorni di insegnamento, che rappresentano circa il 40% del totale dei giorni di istruzione nella media dei paesi dell’OCSE e del G20. Le cifre variavano da 53 giorni nei paesi ad alto reddito a 115 giorni nei paesi a reddito medio-basso.
L’indagine documenta anche come i paesi stiano monitorando e mitigando le perdite dell’istruzione, affrontando le sfide per la riapertura delle scuole e promuovendo strategie di apprendimento a distanza.
”Misurare le perdite nell’istruzione è un primo essenziale passo per limitare le conseguenze. È fondamentale che i paesi investano nel verificare la portata di queste perdite per implementare le misure di recupero appropriate”, ha detto Silvia Montoya, Direttore Istituto per le Statistiche dell’UNESCO.
”I programmi di recupero sono fondamentali per aiutare i bambini che hanno perso la scuola a rimettersi in pari e ridurre le perdite di apprendimento a lungo termine. Questo richiede uno sforzo urgente di misurare i livelli di apprendimento degli studenti oggi e raccogliere dati di buona qualità per indirizzare le attività in classe, come previsto dal Learning Data Compact dell’UNICEF, dell’UNESCO e della Banca Mondiale” ha dichiarato Jaime Saavedra, Direttore per l’Istruzione della Banca Mondiale.
“L’apprendimento da remoto è stato un’ancora di salvezza per molti bambini nel mondo durante la chiusura delle scuole. Ma per i più vulnerabili, è stato impossibile. È urgente riportare ogni bambino a scuola adesso. Non ci possiamo fermare qui, riaprire meglio significa implementare i programmi di recupero per aiutare gli studenti a rimettersi in pari e assicurare che venga data priorità alle ragazze e ai bambini vulnerabili in tutti i nostri sforzi”, ha dichiarato Robert Jenkins, Responsabile per l’Istruzione a livello globale dell’UNICEF.
Quanto alla domanda di fondi questa è in aumento, in concorrenza con altri settori, mentre le entrate dei governi sono in calo. Ciononostante, afferma lo studio, il 49% dei paesi ha aumentato il proprio budget per l’istruzione nel 2020 rispetto al 2019, mentre il 43% ha mantenuto il budget costante. I finanziamenti sono destinati ad aumentare nel 2021, dato che più del 60% dei paesi prevede di aumentare il proprio budget per l’istruzione rispetto al 2020.
I dati dell’indagine rafforzano l‘importanza della riapertura delle scuole, di programmi di recupero e di sistemi di apprendimento da remoto più efficaci che possano resistere meglio a crisi future e raggiungere tutti gli studenti.
Quanto alla situazione italiana lo studio dell’INVALSI conferma che almeno il 10 per cento degli studenti esce da scuola impreparato, che alla maturità si hanno competenze da terza media, che con la Dad uno studente su due non raggiunge i livelli richiesti. Un crollo delle competenze, insieme con il crollo della socialità, e un accentuarsi della divaricazione tra abbienti e meno abbienti, hanno prodotto i risultati evidenziati dall’INVALSI; che ha anche dimostrato che l’Italia non era ancora pronta al gigantesco sforzo digitale che la Dad avrebbe richiesto.
.