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venerdì, Luglio 26, 2024

8 marzo: in rapporto Unicef fotografia impietosa su Covid e spose bambine, 10 milioni in più

ROMA, 8 MARZO – A causa del Covid vi sono nel mondo 10 milioni di ragazze in più di spose spose bambine cioè a rischio di matrimonio precoce; secondo un nuovo rapporto dell’Unicef – per il quale oggi ci sono 650 milioni di donne e ragazze che sono state date in sposa da bambine, mentre negli ultimi 10 anni sono stati evitati 25 milioni di matrimoni precoci – entro il 2030 potrebbero verificarsi ulteriori 10 milioni di matrimoni precoci, minacciando anni di progressi nella riduzione della pratica.

Il rapporto ”COVID-19: A threat to progress against child marriage” – lanciato nella Giornata Internazionale della Donna – ricorda che la chiusura delle scuole, lo stress economico, l’interruzione dei servizi, gravidanza e morte di genitori a causa della pandemia stanno esponendo maggiormente le ragazze più vulnerabili al rischio di matrimonio precoce.

Anche prima della pandemia da COVID-19, 100 milioni di ragazze entro il 2030 erano a rischio di matrimonio precoce, nonostante le significative riduzioni in diversi paesi negli ultimi anni. Negli ultimi 10 anni, la percentuale di giovani donne a livello globale che sono state date in sposa da bambine è diminuita del 15%, da circa 1 su 4 a 1 su 5, l’equivalente di circa 25 milioni di matrimoni evitati, un traguardo ora messo in pericolo.

”Il COVID-19 per milioni di ragazze ha peggiorato una situazione già difficile. Scuole chiuse, isolamento da amici e reti di supporto e crescente povertà hanno aggiunto benzina su un fuoco che il mondo stava cercando di spegnere. Ma noi possiamo e dobbiamo sradicare la pratica dei matrimoni precoci – ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF – La Giornata Internazionale della Donna è un momento importante per ricordarci cosa queste ragazze potrebbero perdere se non agiamo subito: istruzione, salute e futuro”.

Le ragazze che contraggono matrimonio da bambine affrontano conseguenze nell’immediato e per tutta la vita. Hanno maggiori probabilità di subire violenza domestica e minori probabilità di proseguire gli studi. I matrimoni precoci aumentano il rischio di gravidanze precoci e non pianificate e allo stesso tempo di complicazioni e mortalità materna. La pratica può anche isolare le ragazze da famiglie e amici ed escluderle dalla partecipazione alla vita delle loro comunità, un grave peso per la loro salute mentale e il loro benessere.Spose Bambine[
Il COVID-19, avverte l’agenzia dell’Onu – sta profondamente colpendo le vite delle ragazze. Le restrizioni ai viaggi e il distanziamento sociale, dovuti alla pandemia, rendono difficile per loro accedere ad assistenza sanitaria, servizi sociali e supporto delle comunità, che le proteggono da matrimoni precoci, gravidanze indesiderate e violenza di genere. Con le scuole chiuse, le ragazze hanno maggiori probabilità di lasciare gli studi e non tornare a studiare. La perdita di lavoro e la crescente insicurezza economica potrebbero anche spingere le famiglie a far sposare le loro figlie per alleviare la pressione economica.

Nel mondo, oggi, vivono 650 milioni di donne e ragazze che sono state date in sposa da bambine – circa la metà di questi matrimoni sono avvenuti in Bangladesh, Brasile, Etiopia, India e Nigeria. Per compensare gli impatti del COVID-19 e porre fine alla pratica entro il 2030 – termine degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – i progressi devono essere significativamente accelerati.

”A un anno dalla pandemia, azioni immediate sono necessarie per alleviarne il peso sulle ragazze e sulle loro famiglie – ha aggiunto Fore – Riaprendo le scuole, implementando leggi e politiche efficaci, assicurando accesso a servizi sanitari e sociali – compresi i servizi sulla salute sessuale e riproduttiva – e fornendo misure complete di protezione sociale alle famiglie, possiamo significativamente ridurre il rischio che la loro infanzia venga rubata da un matrimonio precoce”.

 

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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