ROMA, 10 FEBBRAIO – La pandemia di Covid che ha devastato la maggior parte dei paesi i tutto il mondo, ha mostrato, tra le altre, le falle nei sistemi sanitari e sopratutto la necessità di sostenere e sviluppare al meglio la ricerca scientifica. Se si aggiungono a questi il tema dell’accessibilità della scienza alle donne e quello della parità di genere in questo settore, si comprende come mai dal 2015 le Nazioni Unite abbiano sentito il bisogno di istituire ogni 11 febbraio l’International day of women and girls in science, la giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza. Con quella decisione l’Assemblea Generale dell’Onu voleva promuovere la piena ed equa partecipazione delle ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali.
Quest’anno sono diverse le iniziative che si svolgeranno in vari paesi, a partire dalla campagna #WomenInScience, a cui parteciperanno anche altri grandi laboratori internazionali come il CERN.
Secondo i dati raccolti dall’ World Economic Forum, meno del 30% delle studentesse intraprende un percorso universitario o post-universitario in questo campo. Inoltre, stando all’Unesco nel biennio 2014-2016, solo il 3% degli studenti che sono iscritti a corsi di ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) è donna, dato che si ferma al 5% per i corsi di Matematica e Statistica, e all’8% per Ingegneria.
La ricerca ‘European Girls in STEM’ (l’acronimo che indica le discipline scientifiche e matematiche), realizzata nel 2019 da Microsoft in collaborazione con la London School of Economics, tenta di individuare le cause per cui è così carso il numero di donne che scelgono di intraprendere studi matematico-scientifici. Per le interviste è stato selezionato un campione di 11.500 ragazze tra gli 11 e i 30 anni provenienti da 12 Paesi europei, tra cui l’Italia. I dati mostrano come l’interesse delle giovani italiane nelle discipline STEM tenda a manifestarsi intorno agli 11 anni, per poi diminuire verso i 17, proprio quando si avvicina il momento della scelta universitaria. Lo studio individua nella mancanza di modelli femminili di riferimento, nei ruoli e negli stereotipi di genere i fattori che possono influenzare la decisione finale.