ROMA, 21 APRILE – L’alleanza internazionale di agenzie ONU, governative e non governative che lavorano per affrontare le cause profonde della fame estrema ha pubblicato oggi l’edizione 2020 del suo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari. La Rete Globale contro le Crisi Alimentari opera collegando, integrando e coordinando le iniziative, le alleanze, i programmi e le strategie politiche in corso per affrontare in modo sostenibile le cause profonde delle crisi alimentari. Il Rapporto è la principale pubblicazione della Rete Globale ed è promosso dalla Rete di Informazione sulla Sicurezza Alimentare (Food Security Information Network, FSIN). Il Rapporto è il risultato di un processo analitico basato sul consenso, che coinvolge 16 partner umanitari e di sviluppo: il Comitato interstatale permanente di lotta contro la siccità in Sahel (CILSS), l’Unione Europea, il Sistema di Allerta Rapida sulle Carestie (FEWS NET), la FAO, il Modulo Mondiale di Azione per la Sicurezza Alimentare, il Modulo Mondiale di Azione per la Nutrizione, l’Unità di supporto globale alla Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare (IPC), l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD), l’Istituto internazionale di ricerca sulle politiche alimentari (IFPRI), il Sistema di integrazione centroamericana (SICA), la Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe (SADC), il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Il rapporto indica che alla fine del 2019, 135 milioni di persone in 55 paesi e territori sono state esposte a insicurezza alimentare acuta. Inoltre, nei 55 paesi in crisi alimentare esaminati nel rapporto, nel 2019 75 milioni di bambini sono risultati affetti da rachitismo e 17 milioni da deperimento. Nel 2019, inoltre, 183 milioni di persone sono state classificate in stato di Stress (fase IPC/CH 2) al culmine della fame acuta e a rischio di cadere in stato di Crisi (fase IPC/CH 3 o superiore) in caso di shock o trauma, come la pandemia del COVID-19.
Oltre la metà (73 milioni) dei 135 milioni di persone oggetto del rapporto vive in Africa; 43 milioni in Medio Oriente e Asia; 18,5 milioni in America Latina e nei Caraibi. I principali fattori alla base di questi trend sono stati: conflitti (fattori chiave che hanno portato 77 milioni di persone verso l’insicurezza alimentare acuta), eventi climatici estremi (34 milioni di persone) e turbolenze economiche (24 milioni).