(di Nino Sergi)
ROMA, 6 SETTEMBRE – “Il 25 settembre 2018, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte esordiva all’Assemblea Generale dell’ONU promettendo il sostegno al Global Compact su migrazioni e rifugiati. Tra pochi giorni il presidente tornerà a parlare all’Assemblea delle Nazioni Unite. Riuscirà questa volta a dire che l’Italia firmerà il Global Compact su migrazioni e rifugiati?”. Se lo chiede Nino Sergi, Presidente emerito di Intersos e Policy Advisor di Link 2007, in un commento pubblicato su Vita di cui OnuItalia pubblica uno stralcio.
“La parte in cui Conte rivendicava il ruolo del nostro paese nella gestione dei migranti dovrebbe essere ripresa nel discorso che farà a giorni. Eccola: ‘Da anni l’Italia è impegnata in operazioni di soccorso e salvataggio nel Mar Mediterraneo ed ha sottratto così alla morte decine di migliaia di persone, spesso da sola, come è stato più volte riconosciuto dalle stesse istituzioni europee allorché hanno affermato che l’Italia aveva ‘salvato l’onore dell’Europa’ … I fenomeni migratori con i quali ci misuriamo richiedono una risposta strutturata, multilivello e di breve, medio e lungo periodo da parte dell’intera Comunità internazionale … Su tali basi sosteniamo i Global Compact su migrazioni e rifugiati’. Per coerenza, il presidente Conte dovrebbe poi aggiungere quest’altra asserzione: ‘Una decisione parlamentare ha impedito al Governo italiano di firmare a Marrakech lo scorso dicembre il Patto Globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Come presidente del Consiglio e con le forze politiche che sostengono l’attuale governo mi impegno ad adottarlo quanto prima, anche come riferimento per le politiche migratorie che intendiamo condividere in modo strutturato a livello europeo e con i partner internazionali.
Sarebbe un considerevole segnale politico alla comunità internazionale e di serietà e credibilità dell’Italia. Aderire al Global Compact è per l’Italia un passo indispensabile. Frutto di una decisione, nel 2016, dell’Assemblea Generale dell’ONU e di un successivo approfondito lavoro di esperti governativi e di qualificate realtà non governative a livello globale, è stato firmato lo scorso dicembre da 164 paesi (assenze significative, oltre all’Italia, quelle di Stati Uniti, Australia, Israele, Svizzera, Austria, Ungheria, Polonia, Slovenia). Si tratta di un patto giuridicamente non vincolante ma che impegna politicamente gli Stati firmatari e rappresenta un fondamentale riferimento per delineare una reale governance dei movimenti migratori nella sicurezza e nelle regole.
Esso può rappresentare quel condiviso denominatore comune su cui poter basare le politiche dell’Unione europea per il governo della realtà migratoria, contribuendo a superare, in buona parte, l’inconciliabilità delle posizioni contrapposte. Disegna infatti il filo conduttore su cui poggiare le decisioni comuni, pur nelle legittime differenti scelte e modalità operative dei singoli paesi”.
*Presidente emerito di Intersos e Policy Advisor di Link 2007