NEW YORK, 12 GIUGNO – Con un pronunciamento all’unanimità il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha esteso fino al giugno del 2020 il mandato dell’operazione navale europea Sophia davanti alle coste della Libia.
Il documento, adottato per la prima volta nel 2016, aveva allargato il mandato dell’Operazione Sofia, permettendole di ispezionare imbarcazioni nel Mediterraneo sospettate di trasportare armi. Le ostilità in territorio libico hanno causato finora 653 morti (tra cui 41 civili) e 3.547 feriti secondo l’ultimo bilancio fornito dalla missione in Libia dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): gli sfollati invece sono oltre 90 mila, di cui circa la metà minorenni.
Lo scorso mese di maggio, l’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, aveva chiesto misure immediate per porre fine al traffico illegale di armi verso la Libia, avvertendo che senza un’azione rapida, la Libia rischia una guerra civile che potrebbe durare a lungo. ”Molti paesi stanno fornendo armi a tutte le parti del conflitto, senza eccezioni. Se non vi sarà un robusto rafforzamento del meccanismo di controllo, l’embargo sulle armi in Libia diventerà uno scherzo. Alcune nazioni stano alimentando questo conflitto sanguinoso; le Nazioni Unite dovrebbero porre fine a tutto questo”.
Il voto favorevole dell’Onu avviene a oltre due mesi dal lancio dell’offensiva lanciata dall’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar contro le forze del Governo di accordo nazionale (Gna) a Tripoli. à (Oms). Gli sfollati invece sono oltre 90 mila, di cui circa la metà minorenni. Il vice ambasciatore della Germania al Palazzo di Vetro, Juergen Schulz, ha detto che la fornitura di armi in violazione dall’embargo delle Nazioni Unite costituisce l’ostacolo principale alla fine degli scontri e al ripristino dei colloqui politici. “La fornitura di armi apparentemente illimitata alimenta l’errata convinzione di una soluzione militare del conflitto e contribuisce alla riluttanza degli attori sul campo a concordare un cessate il fuoco e riprendere il processo politico. È ora di raddoppiare i nostri sforzi, assumerci le nostre responsabilità e (…) trovare i modi per attuare finalmente l’embargo sulle armi in modo efficace”, ha detto il diplomatico tedesco al Consiglio.
La risoluzione, adottata per la prima volta nel 2016, consente alle navi dell’operazione europea di ispezionare i natanti nel Mediterraneo sospettati di trasportare armi. L’Ue, tuttavia, ha sospeso le pattuglie navali a marzo, lasciando solo le missioni aeree a tenere traccia delle navi sospette. L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha recentemente invitato i paesi europei a contribuire a rafforzare l’embargo sulle armi in Libia. Lo scorso mese di maggio, l’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, aveva chiesto misure immediate per porre fine al traffico illegale di armi verso la Libia, avvertendo che senza un’azione rapida, la Libia rischia una guerra civile che potrebbe durare a lungo.
”Ci sono numerose segnalazioni sulla presenza di estremisti, individui ricercati dalla Corte penale internazionale (Cpi). Tutte le parti devono pubblicamente dissociarsi senza ritardi e consegnare alla Cpi coloro i quali sono stati raggiunti da mandato di arresto”, aveva a sua volta spiegato Salamé.