GINEVRA, 7 MAGGIO – Un rapporto congiunto dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) e della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) fornisce un’analisi comparativa senza precedenti sulla qualità dell’impiego nel mondo soprattutto in termini di tempi di lavoro, differenze di remunerazione tra paesi e tra uomini e donne, opportunità di formazione e esposizione ai rischi fisici e psicologici.
Lo studio delle due organizzazioni si è basato su circa 1,2 miliardi di lavoratori di 41 paesi e ha preso in esame gli ultimi cinque anni. I paesi considerati sono i 28 della Ue, Cina, Corea del Sud, Usa, Turchia, America Centrale, Argentina, Uruguay e Cile. Sette le categorie utilizzate: ambiente fisico, intensità di lavoro, qualità degli orari, ambiente sociale, miglioramento delle competenze, sviluppo, prospettive.
Tra le principali conclusioni viene rilevato che esiste una marcata differenza in tema di orari di lavoro tra i paesi esaminati e che negli ultimi anni è aumentata ovunque la produttività in misura maggiore di quanto non l’abbiano fatto i salari, secondo quanto ha affermato Manuela Tomei, dell’organizzazione dell’Onu. In particolare nei paesi della Ue un lavoratore su sei effettua più di 48 ore la settimana contro circa uno su due di Cile, Turchia e Corea del Sud. In quest’ultimo paese, poi, oltre il 70% dei lavoratori ha la possibilità di assentarsi una o due ore del loro lavoro per occuparsi di questioni personali o familiari contro il 20-40% degli impiegati negli altri paesi.
C’è, come facilmente prevedibile, una differenza sostanziale tra uomini e donne quanto a retribuzione e possibilità di carriera. Almeno il 12 % degli intervistati in tutti i paesi dichiara di essere soggetto a discriminazioni, intimidazioni, molestie a sfondo sessuale. E ancora: è elevato il numero di coloro che denunciano troppi rischi per la salute, condizioni lavorative proibitive per il clima, ritmi troppo serrati, difficoltà di carriera e in generale di miglioramenti. Positivo invece il giudizio sulla capacità di gestione del personale dei ‘capi’: il 70 % degli intervistati di molti paesi li ritiene capaci.
Il rapporto evidenzia che la qualità del lavoro può essere migliorata riducendo le eccessive condizioni imposte ai lavoratori e limitando l’esposizione ai rischi. Inoltre è bene prendere in esame la possibilità di migliorare l’ambiente generale di lavoro soprattutto per quanto riguarda i rapporti interni (tra colleghi e con i capi ad es.). Oil e Eurfound chiedono ai vari paesi di condurre indagini sui luoghi di lavoro per ricavare dati utili a disegnare le strategie future da adottare. ”Buone condizioni di lavoro contribuiscono al benessere dei lavoratori e al successo delle imprese – afferma Tomei – Comprendere i problemi che possono affliggere il lavoro di uomini e donne è una tappa decisiva per realizzare condizioni decenti per tutti, soprattutto in un periodo in cui le nuove tecnologie e le nuove forme di organizzazione stanno rimodellando il quadro generale”. E’ interesse di tutti gli attori del mondo del lavoro, migliorarne le condizioni – conclude il rapporto – eliminare lo sfruttamento, spianare la strada alla collaborazione reciproca.
(@novellatop, 7 maggio 2019)
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