ROMA, 24 APRILE – Preceduto da una intervista al Corriere della Sera in cui incoraggia l’Italia e tutti gli Stati membri dell’Onu a spingere per il cessate il fuoco e il ritorno al dialogo, il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé, e’ oggi a Roma per incontri con i vertici delle istituzioni di governo italiane. “Occorre l’impegno collettivo a porre fine a questo conflitto egoista e inutile. Se invece la situazione dovesse deteriorarsi in modo significativo, a pagarne le conseguenze, oltre al popolo libico, sarebbero settori e
interessi molto più ampi”, ha detto Salamé nell’intervista in cui rilancia la via del dialogo, “l’unica possibile per evitare la catastrofe”.
L’inviato Onu ha incontrato oggi il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “È fondamentale che siano rispettate le tregue umanitarie, che siano applicate in modo regolare e duraturo. Questo è il primo passo per arrivare al cessate il fuoco, ed è al momento la nostra priorità”, ha detto Salamé al Corriere osservando che la Conferenza nazionale “nel lungo periodo rimane essenziale”, dice Salamé. “I suoi preparativi logistici sono
ormai completati. Nessun individuo può sovvertire la volontà popolare dei libici. E il popolo libico si è espresso con chiarezza: esige la fine del periodo di transizione, vuole vivere in pace, chiede uno Stato civile retto sulle leggi”. La linea italiana resta ancorata alla road map dell’Onu per un percorso democratico e inclusivo di tutti i libici. Conte e Moavero lo hanno confermato incontrando l’inviato Salamè a Roma in riunioni precedute da faccia a faccia e colloqui telefonici del titolare della Farnesina con colleghi europei e arabi, come il Qatar e gli Emirati, su sponde opposte nel conflitto per sottolineare che il governo italiano “continua a dialogare con tutti”.
L’emissario di Guterres ha ammesso che le elezioni in Libia sono allo stato un miraggio (anche se alcune città hanno scelto i loro sindaci) ed ha auspicato che le parti tornino a negoziare prima del Ramadan, che inizierà i primi di maggio. La speranza è di riprogrammare quanto prima la conferenza nazionale che era stata annullata in tutta fretta dopo i primi scontri. Salamè ha anche chiesto calma agli europei sui migranti: “In Libia ce ne sono 700mila ma non tutti vogliono partire, non dovete ossessionarvi con i centri detenzione, ne abbiamo pochissimi lì, ed il flusso dall’Africa occidentale si è quasi azzerato”. Il tema sbarchi comunque c’è perché il caos in Libia potrebbe indebolire i controlli alle frontiere. E Moavero, per precauzione, ha scritto alla Commissione Ue chiedendo “di tenersi pronta all’azione nel caso si dovessero verificare flussi consistenti e improvvisi”.
I colloqui romani arrivano mentre da circa tre settimane è in corso nell’area a sud Tripoli un conflitto armato tra le forze dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, comandate dal generale Khalifa Haftar, e i gruppi fedeli al Governo di accordo nazionale, che fanno capo a Fayez al Sarraj, capo del Consiglio presidenziale riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Secondo l’ultimo bilancio fornito dalle agenzie dell’Onu, le ostilità hanno causato almeno 34.975 sfollati, 264 morti e 1.266 feriti. L’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) ha chiesto oggi alla Comunità internazionale di fornire 4,3 milioni di dollari aggiuntivi per fornire assistenza umanitaria nei prossimi tre mesi. (@OnuItalia)