ROMA, 20 MARZO – Tre persone su dieci nel mondo continuano a non avere accesso all’acqua potabile pulita e sicura: lo rileva l’ultimo rapporto dell’Unesco sullo sviluppo idrico globale dal titolo “Nessuno sia lasciato indietro” pubblicato in vista della Giornata mondiale dell’acqua indetta dall’Onu per il 22 marzo. E nonostante vi siano stati significativi progressi negli ultimi 15 anni l’accesso all’acqua sicura e pulita è ancora un obiettivo irraggiungibile per gran parte della popolazione del mondo.
LE CIFRE
Nel 2015, tre persone su dieci (2,1 miliardi) non avevano accesso all’acqua potabile e 4,5 miliardi di persone, pari a sei su dieci, non avevano servizi igienici sicuri.
Nel 2017, conflitti e persecuzioni hanno costretto 68,5 milioni di persone a fuggire da casa, mentre 25,3 milioni in media all’anno sono state costrette a migrare per i disastri naturali, il doppio rispetto ai primi anni Settanta, afferma l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
E il 90% circa dei disastri naturali è correlato con l’acqua (fra il 1995 e il 2015 le inondazioni sono state il 43% e coinvolto oltre 2,3 miliardi di persone mentre la siccità ha riguardato il 5% dei disastri coinvolgendo 1,1 miliardi di persone), dice l’Unesco. Il numero dei rifugiati, la categoria più vulnerabile per l’accesso all’acqua sicura, dovrebbe aumentare ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici, dice il rapporto. Secondo le stime, circa 4 miliardi di persone (quasi due terzi della popolazione mondiale) sono soggetti a scarsità di acqua almeno per un mese all’anno. Le previsioni indicano che la domanda mondiale di acqua dovrebbe continuare a crescere dell’1% in media all’anno fino al 2050 con un incremento fra il 20% e il 30% rispetto ai livelli attuali per la crescente domanda nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti. L’agricoltura è la fonte principale di consumo di acqua a livello mondiale con prelievi del 69% fra irrigazione, bestiame e acquacoltura. L’80% dei terreni viene alimentato da acqua piovana su cui viene coltivato il 60% degli alimenti mondiali. In tutto il mondo più dell’80% delle acque reflue viene scaricato nell’ambiente senza essere trattato, avverte infine l’Unesco, veicolando numerose patologie soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Il rapporto – che è stato diffuso a Ginevra, durante la 40/a sessione del Consiglio per i diritti umani – esplora i sintomi di esclusione e indaga i modi per superare le disuguaglianze. E’ in Africa che vive metà delle persone che bevono acqua da fonti non sicure a livello globale ed è più probabile che siano gli emarginati o i discriminati per genere, età, stato economico o per identità etnica, religiosa o linguistica, ad avere un accesso limitato all’acqua e ai servizi igienici adeguati. Questi diritti obbligano gli Stati a lavorare affinchè ci sia un accesso per tutti, senza discriminazioni, dando la priorità ai più bisognosi. Acqua pulita e servizi igienico sanitari sono peraltro l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu.
(@novellatop, 20 marzo 2019)