ROMA, 27 DICEMBRE – Balene con la pancia piena di bottiglie, enormi isole di rifiuti di plastica che coprono il mare, tartarughe che annegano intrappolate nei sacchetti. La crisi della plastica nei mari è planetaria, gli oceani sono tutti, senza esclusione, toccati da questa emergenza. E’ il tema di un a nuova campagna lanciata dalla piattaforma Avaaz secondo la quale un nuovo studio ha scoperto che il 90% della plastica che arriva in mare viene da appena 10 fiumi in Africa e Asia. ”Se li ripuliamo, possiamo letteralmente salvare gli oceani” affermano gli attivisti di Avaaz.
Nel chiedere contributi, di idee e pratici, il sito informa di aver preparato un piano per cominciare una pulizia che potrebbe cambiare il volto degli oceani. Secondo gli avaaziani si potrebbe:
• Inviare esperti di gestione della plastica nelle città attraversate da questi fiumi, per creare piani di smaltimento locali;
• Lanciare grandi campagne di sensibilizzazione nelle regioni e nelle città chiave;
• Mettere pressione sui grandi paesi donatori perché finanzino la pulizia dei 10 fiumi.
”Per gli esperti dell’ONU il nostro movimento è perfetto per avviare questo piano”, afferma la piattaforma, rilevando che si può fermare la piaga della plastica che sta soffocando il pianeta.
La dipendenza delle società sviluppate dalla plastica è assurda: ”Usiamo 1 miliardo e mezzo di bottiglie usa e getta. Al giorno. E mentre ne ricicliamo solo una minima parte, tutte le altre finiscono in mare, dove galleggeranno per 1000 anni prima di degradarsi …. i 10 fiumi sono in paesi come Cambogia, Laos e India, e hanno bisogno di noi. Secondo gli esperti – continuano – in tutti i punti critici mancano competenze tecniche, volontà politica e risorse per gestire questa ondata di plastica. Ma Avaaz ha membri in ogni nazione del mondo, abbiamo una storia unica nella gestione di campagne globali, e conosciamo i migliori esperti di smaltimento della plastica, che sono già pronti a entrare in azione”. Insomma, afferma Avaaz, ”Si può fare”.
(@novellatop, 27 dicembre 2017)