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giovedì, Novembre 21, 2024

Afghanistan: UNHCR e umanitari, revocare subito il divieto per le donne di lavorare come operatrici umanitarie

ROMA, 2 GENNAIO – L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi chiede alle autorità dell’Afghanistan di revocare al più presto la direttiva che limita la possibilità per le donne a lavorare con le organizzazioni non governative.
”Impedire alle donne di svolgere attività umanitarie è una grave negazione della loro umanità. Non farà altro che provocare ulteriori sofferenze e disagi a tutti gli afghani, soprattutto alle donne e ai bambini. Questo divieto deve essere revocato”, ha dichiarato Grandi, facendo sua la richiesta di molte altre organizzazioni internazionali e ong. Molti esponenti di queste ultime hanno annunciato in questi giorni che lasceranno il paese per l’impossibilità di lavorare senza le donne afghane.
Più di 500 donne lavorano con le 19 ONG partner dell’UNHCR in Afghanistan, assistendo quasi un milione di donne e ragazze. Le ultime restrizioni costringeranno l’UNHCR a interrompere temporaneamente le attività fondamentali a sostegno della popolazione afghana, in particolare di donne e bambini.Oltre a fornire aiuti umanitari fondamentali, il personale femminile è in prima linea nel trovare soluzioni per gli afghani colpiti da quattro decenni di conflitti e persecuzioni, tra cui milioni di rifugiati e sfollati interni. Circa 3,4 milioni di persone sono attualmente sfollate all’interno dell’Afghanistan e altri 2,9 milioni sono sfollati fuori dal Paese come rifugiati.
In tutte le 34 province dell’Afghanistan, le donne hanno guidato e partecipato attivamente alla risposta umanitaria, permettendo all’UNHCR di raggiungere oltre sei milioni di afghani dall’agosto 2021. Con tante altre restrizioni imposte alle donne, questo nuovo decreto avrà un impatto devastante sulla popolazione afghana, che si stima sia composta da 40 milioni di persone.

Filippo Grandi

Da parte sua proprio in questi giorni Save the Children ha rilasciato una nota nella quale si afferma: ”Con grande rammarico abbiamo dovuto sospendere i nostri programmi in Afghanistan in seguito all’annuncio dei Talebani di vietare alle donne il lavoro nelle ONG. Non possiamo e non vogliamo operare senza la piena partecipazione e le garanzie di sicurezza per il nostro personale femminile in prima linea e in ufficio. Il personale femminile è al centro del lavoro di Save the Children in Afghanistan. Sono i nostri medici, infermiere, ostetriche, sono le nostre consulenti, operatrici e insegnanti, sono le nostre esperte di finanza, sicurezza e risorse umane.

“Ma soprattutto -continua la nota – il nostro personale femminile ci permette di accedere a donne e bambini. La maggior parte delle donne in Afghanistan può vedere solo operatori sanitari e operatori sanitari di sesso femminile, e le bambine possono essere istruite solo da insegnanti di sesso femminile. Se il personale femminile viene eliminato dalla forza lavoro delle ONG in Afghanistan, non saremo più in grado di fornire servizi salvavita a milioni di donne e bambini. Senza di loro, non possiamo operare in sicurezza….Il divieto di assunzione di personale femminile avrà un impatto diretto sull’assistenza salvavita che forniamo quotidianamente, ecco perché chiediamo un‘immediata inversione di rotta rispetto a questa decisione”.Save the Children ha fornito anche i dati riguardanti il suo lavoro: ‘’Siamo una delle più grandi ONG presenti nel Paese e operiamo in Afghanistan dal 1976. Ecco cosa facciamo:
Numero di personale in Afghanistan: 5.700 persone tra personale e operatori comunitari.
• Numero di donne: 2.490 tra personale e operatori comunitari
• Numero di persone aiutate da quando abbiamo ricominciato a operare nel settembre 2021 dopo la presa di potere dei Talebani: 3,9 milioni di persone, tra cui 1 milione di ragazze e 1,2 milioni di donne.
• Numero di province in cui operiamo – 17 su 34 (sia direttamente che attraverso i partner)
• Numero di bambini che necessitano di aiuti umanitari in Afghanistan: 14 milioni.
• Numero di bambini affetti da malnutrizione acuta grave che stiamo attualmente curando: 73.000.
• Numero di donne che ricevono cure attraverso le nostre cliniche mobili: 30.000.
• Numero di corsi di educazione su base comunitaria: 3.392
• Numero di famiglie cui abbiamo garantito assistenza in denaro per un totale di 16,4 milioni di dollari: 130.514”.

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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