NEW YORK, 21 OTTOBRE – Le donne mediatrici sono state oggi protagoniste di un evento alle Nazioni Unite. Piu’ donne impegnate in processi di mediazione portano piu’ pace e una pace piu’ duratura e’ stato il senso del dibattito organizzato nel contesto della Settimana “Donne, Pace e Sicurezza” dall’Italia con UN Women (maggiore agenzia ONU per i diritti delle donne), la Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo (MWMN) e il Marocco,.
L’evento ha rappresentato “un tributo alle donne mediatrici sul campo, ma anche un’occasione per innescare una riflessione critica sulle sfide e le opportunità che abbiamo davanti”, ha dato il benvenuto alle partecipanti l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente d’Italia all’ONU. Loredana Teodorescu, a capo della Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo (MWMN) e Presidente di WIIS Italy (Women in International Security), ha aperto i lavori. Il panel interamente al femminile era composto da Begona Olazabal, Rappresentante di UN Women in Libia, Ouided Bouchamaoui, Premio Nobel per la Pace nel 2015 e membro di MWMN, Anna Cervi, ex Direttrice Paese del Norwegian Refugee Council in Siria e membro di MWMN, Farida Jaidi, diplomatica e membro fondatore del Moroccan Women Mediators. Ha tratto le conclusioni Irene Fellin, Rappresentante Speciale della NATO per l’agenda WPS (Donne, Pace e Sicurezza).
L’inclusione delle donne nei processi di pace è uno dei temi prioritari del tradizionale impegno italiano all’ONU per l’uguaglianza di genere. Per questo l’Italia ha incrementato nel 2022 il sostegno finanziario a UN Women, maggiore agenzia ONU per i diritti delle donne, di cui nel gennaio 2023 assumerà la Vice Presidenza del suo Consiglio Direttivo.
La Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo (MWMN) è un esempio di questo impegno. Una “best practice” italiana nel mondo, e’ stata lanciata nell’ottobre 2017 per promuovere l’uguaglianza di genere e favorire l’inclusione delle donne nei processi di pace, negli sforzi di mediazione e nella costruzione della pace nella regione mediterranea. Oggi comprende 60 mediatrici provenienti da 21 Paesi. “E’ motivo di orgoglio per l’Italia come tale iniziativa abbia condotto alla creazione di una più ampia Rete Globale dell’Alleanza delle donne mediatrici regionali, che dal 2019 unisce le voci di 6 diverse regioni del mondo in un appello per accelerare l’attuazione della risoluzione 1325, la prima in assoluto approvata dal Consiglio di Sicurezza che denuncia l’impatto della guerra sulle donne e valorizza il contributo delle stesse nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole”, afferma la Missione italiana all’ONU. L’Italia ha sostenuto con forza la Risoluzione 1325 fin dalla sua adozione nel 2020.
“Le donne si sono dimostrate estremamente efficaci nel proteggere i civili, nell’accedere alle comunità e nel creare rapporti di fiducia con le popolazioni locali, in particolare con i più vulnerabili. La stessa efficacia è dimostrata nei settori del Peacebuilding e Peacekeeping. Un accordo di pace ha il 20% in più di probabilità di durare almeno due anni e il 35% in più di durare 15 anni quando le donne sono incluse nei processi di pace”, ha sottolineato l’Ambasciatore Massari.
Nonostante tali evidenze ampiamente documentate, a livello mondiale sono donne soltanto il 13% dei mediatori, il 6% dei negoziatori e il 6% dei firmatari degli accordi di pace. Quattro su cinque accordi di pace ignorano la dimensione di genere, non includendo alcuna donna mediatrice o firmataria. “Creare spazi per le donne nel settore della mediazione richiede investimenti mirati, e maggiori risorse per la loro formazione”, questo il messaggio emerso dal panel. (@OnuItalia)