NEW YORK, 22 SETTEMBRE – In una riunione oggi a livello ministeriale, il Gruppo “Uniting for Consensus” (UfC: Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna, Turchia) ha fatto appello agli Stati membri dell’ONU di approvare la sua proposta di aumentare il numero dei membri eletti non permanenti del Consiglio di Sicurezza e migliorare i metodi di lavoro del massimo organo di governo politico dell’ONU.
L’Italia ha presieduto la riunione che si è tenuta a margine della settimana di alto livello della 77a Assemblea Generale. Oggi si è svolta anche una riunione del cosiddetto “G4” (Gruppo dei Quattro), composto da India, Brasile, Germania e Giappone, e favorevole all’allargamento del Consiglio aggiungendo ai suoi quindici seggi attuali altri membri permanenti da identificare in base al livello di contribuzione alle attivita’ delle Nazioni Unite. Non e’ una nuova proposta.
Negli anni Novanta, quando alla guida della Rappresentanza italiana all’Onu l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci ne fermo’ il cammino, veniva chiamata il ‘quick fix’, ma ancora ieri, parlando all’Assemblea generale, il presidente Usa Joe Biden ne ha avallato una versione modificata ribadendo il sostegno degli Stati Uniti all’aggiunta di nuovi membri permanenti in rappresentanza dei quattro stati “appoggiati da tempo” e altri in Africa, America Latina e Caraibi in aggiunta agli attuali “P5” (Usa, Russia, Cina, Francia e Regno Unito).
Tutte le parti invocano il conflitto in Ucraina per avvalorare l’importanza di aggiornare il Consiglio di Sicurezza, nato dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, alle realta’ del mondo di oggi. “Alla luce del deterioramento dell’attuale scenario di sicurezza internazionale, l’UfC ha sottolineato la necessità e l’urgenza di una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che lo renda un organo più democratico, responsabile, rappresentativo, trasparente ed efficace”, si legge in una dichiarazione congiunta dei suoi membri: “L’UfC ha ribadito la convinzione che una riforma globale del Consiglio di Sicurezza, che rafforzi e migliori sia la rappresentanza regionale che l’equa distribuzione geografica, può essere raggiunta solo attraverso un aumento del numero di membri non permanenti, eletti, e con il miglioramento dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza”.
UfC ha ricordato che con la sua proposta di riforma l’Africa diventerebbe il gruppo più numeroso in un Consiglio riformato, l’Asia-Pacifico avrebbe l’aumento percentuale più alto, l’America Latina e l’Europa dell’Est raddoppierebbero la loro rappresentanza e ai SIDS (piccoli Stati isola in via di sviluppo) verrebbe assegnato un seggio non permanente a rotazione di due anni che garantirebbe la loro presenza costante nel Consiglio. L’UfC ha ribadito il suo fermo impegno a favore di una riforma del Consiglio di Sicurezza che soddisfi le aspirazioni di tutti i membri delle Nazioni Unite a contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e riaffermato il pieno impegno a continuare a impegnarsi in modo costruttivo con il Presidente dell’Assemblea Generale, con il responsabile dei Negoziati intergovernativi (IGN) sulla questione dell’equa rappresentanza e dell’aumento dei membri del Consiglio di Sicurezza e con il resto della membership e i gruppi negoziali.
“Come dice il nome stesso, i Negoziati intergovernativi (IGN) sono un processo guidato dagli Stati membri e rimangono l’unica sede legittima per discutere della riforma del Consiglio di sicurezza. Solo con il più ampio sostegno politico possibile da parte di tutti i membri delle Nazioni Unite sarà possibile raggiungere una soluzione giusta ed equa”, ha concluso l’UFC. (@OnuItalia)