ROMA, 6 SETTEMBRE – L’Italia ha partecipato con esperti del Ministero della Cultura alla prima Missione multilaterale archeologica subacquea, sotto l’egida UNESCO, sul Banco Skerki e nel Canale di Sicilia. Iniziata il 21 agosto e terminata il 4 settembre, è stata la prima Missione multilaterale sotto egida UNESCO sul Banco Skerki e nel Canale di Sicilia, e ha visto la partecipazione di archeologi subacquei internazionali a bordo della nave Alfred Merlin, messa a disposizione dal Dipartimento delle Ricerche archeologiche subacquee del Ministero della Cultura francese (DRASSM), con risorse economiche e logistiche fornite dai Paesi coinvolti.
Il banco di Skerki o banco di Scherchi è una formazione rocciosa sottomarina che si trova nel Canale di Sicilia in acque internazionali, a nord dell’isola di Zambra e a ovest della costa siciliana; dista approssimativamente 60 miglia da Marettimo ed articolato in quattro distinte risalite di roccia. Questo banco si trova su quella che nella seconda guerra mondiale venne denominata rotta della morte per le navi dell’Asse che rifornivano le truppe in Africa Settentrionale, in particolare dopo la ritirata dell’Armata Corazzata Italo-Tedesca da El Alamein verso il ridotto tunisino. Lo scontro più celebre prende il nome proprio dal banco, noto come Battaglia del banco di Skerki. Il banco risale da 200 m di profondità fino a 30 cm, segnato sulle carte come Scoglio Keith.
Il processo di preparazione della Missione era stato avviato nel 2018 dall’Italia e dalla Tunisia nel quadro della Convenzione UNESCO 2001 per la Protezione del patrimonio culturale subacqueo, e ha visto coinvolti 8 paesi fra i quali proprio la Tunisia, in quanto Paese coordinatore nell’area del Banco Skerki presente sulla piattaforma continentale tunisina, e l’Italia quale coordinatore sulla nostra piattaforma continentale e nel Canale di Sicilia, insieme con Algeria, Croazia, Egitto, Francia, Marocco e Spagna.
L’Italia ha sin da subito sostenuto la Missione, e vista la collocazione geografica del Banco Skerki, non ha mancato di fornire il suo apporto durante tutte le fasi preparatorie dell’iniziativa, cui l’intera UNESCO guarda con attenzione ed interesse.
In particolare, il Ministero della Cultura italiano ha coordinato, attraverso il Segretariato Generale – Ufficio UNESCO ed in stretto coordinamento con la Rappresentanza italiana presso UNESCO, tutte le attività preliminari e preparatorie, istituendo un gruppo di lavoro di cui fanno parte, oltre al Ministero degli Esteri, anche la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo (che ha coordinato le ricognizioni archeologiche in mare sulla piattaforma continentale italiana), la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, l’Università di Palermo ed esperti di Diritto Internazionale. Il Comando Generale Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri ha fornito inoltre un importante supporto logistico per garantire i collegamenti con l’unità francese, così da consentire una adeguata rotazione dell’équipe scientifica presente a bordo.Il Ministero degli Esteri ha curato il coordinamento delle delicate fasi conclusive della preparazione, in particolare per quanto riguarda la concessione dei permessi dal lato tunisino ed il negoziato sul complesso accordo raggiunto tra i Paesi partecipanti solo alla vigilia della partenza della Missione.
Dopo una sosta tecnica nel porto di Trapani, il 24 agosto la Merlin ha iniziato le attività nel Canale di Sicilia, sulla piattaforma continentale italiana, concentrandosi nella zona in cui l’équipe americana diretta da Robert Ballard individuò, tra fine anni ‘80 e ‘90, una decina di relitti d’età antica e post-antica, ora esplorati mediante un ROV denominato Arthur, progettato per l’esplorazione archeologica di tali alti fondali. In questa occasione il ROV si è spinto fino a circa 850 metri circa di profondità.
Successivamente, la nave si è diretta in zone gravitanti sul lato tunisino del Banco Skerki, per effettuare ricognizioni strumentali in fondali meno profondi ed in aree ad alto potenziale archeologico.
I risultati della Missione multilaterale, da presentare in autunno a Parigi presso l’UNESCO, costituiranno le basi per la stesura di futuri piani di conoscenza e tutela delle zone oggetto di esplorazione.