NAIROBI, 7 MARZO – L’Assemblea dell’ONU per l’ambiente (UNEA-5) ha approvato una risoluzione considerata di importanza storica per porre fine all’inquinamento da plastica. Istituisce un comitato intergovernativo di negoziazione che inizierà i suoi lavori nel 2022 e che nei due anni successivi dovrà stilare un trattato giuridicamente vincolante che i paesi dell’ONU dovranno firmare entro il 2024. Il testo dovrà affrontare l’intero ciclo di vita della plastica, compresi produzione, progettazione e smaltimento, con l’ambizione di ridurre drasticamente la quantità di plastica prodotta, che è uno dei materiali più inquinanti al mondo.
Con questa risoluzione l’ONU si è impegnato ad andare oltre il problema del riciclo della plastica, un processo estremamente complicato e costoso su cui si dibatte da tempo, chiedendosi se possa essere considerato davvero utile o se invece sia dannoso, tenendo conto di tutti i costi ambientali.Inger Andersen, direttrice esecutiva del Programma dell’ONU per l’ambiente, UNEP, ha definito l’accordo sulla risoluzione ”il più importante sull’ambiente da quello di Parigi – riferendosi all’accordo sul clima del 2015 in cui 195 paesi si erano impegnati a ridurre le emissioni inquinanti in tutto il mondo – È una polizza assicurativa per questa generazione e per quelle future”.
All’Assemblea hanno partecipato oltre 5mila persone provenienti da 175 stati membri dell’ONU e dalle ONG, tra cui 79 ministri. Espen Barth Eide, ministro per il Clima e l’Ambiente della Norvegia, ha detto che ”l’inquinamento da plastica è diventato un’epidemia, e con la risoluzione di oggi siamo ufficialmente sulla buona strada per trovare una cura”.
Entro la fine del 2022 l’UNEP convocherà un forum aperto a tutte le parti interessate alla questione, in concomitanza con la prima riunione del comitato di negoziazione. Nei successivi due anni le relazioni di esperti e dei responsabili dell’Ambiente dei vari paesi verranno discusse, ed entro il 2024 dovrà essere firmato un accordo definitivo. L’obiettivo dell’UNEP, comunque, è che già nei due anni di transizione prima della firma le parti interessate si impegnino per mettere in pratica alcune delle operazioni necessarie per ridurre la produzione di plastica.
Intanto però i dati più recenti sulla salvaguardia dell’ambiente non sono molto positivi. Negli ultimi 20 anni il mondo ha raddoppiato i rifiuti di plastica, ma dai 353 milioni di tonnellate del 2019 è riuscito a riciclare solo il 9%. Il resto è finito in inceneritori, in discariche autorizzate, bruciato a cielo aperto, finito in discariche illegali o comunque abbandonato nell’ambiente, soprattutto nei Paesi più poveri. L’allarme è stato lanciato a fine febbraio dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE. Il rapporto Global Plastic Outlook dell’Ocse ha fatto il punto sulla produzione di plastica arrivata a 460 milioni di tonnellate nel 2019 e sulla gestione dei rifiuti molto lontana dalla virtuosa economia circolare. ”Il consumo di plastica è quadruplicato negli ultimi 30 anni, trainato dalla crescita nei mercati emergenti”, dice il rapporto precisando che quasi la metà di tutti i rifiuti di plastica viene generata nei 38 Paesi dell’Ocse. Ogni anno ad esempio se ne producono a persona 221 kg negli Stati Uniti e 114 kg nei Paesi europei.