PARIGI, 16 DICEMBRE – La caccia al tartufo diventa patrimonio immateriale dell’UNESCO: lo ha annunciato il Comitato dell’organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura riunito a Parigi. “Una decisione che valorizza una pratica complessa che in Italia mantiene un forte legame con la natura e un passaggio importante per riconoscere il ruolo dei cavatori come custodi del territorio, del paesaggio e della storia”, ha commentato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, il senatore Gian Marco Centinaio.
“Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” era il titolo della candidatura presentata nel 2020 e lanciata ormai otto anni fa dall’associazione dei tartufai. Un mese fa gli esperti mondiali – tra cui l’unico italiano, Pier Luigi Petrillo – incaricati di esaminare le proposte dei diversi Stati, avevano dato a maggioranza parere positivo. Oggi è arrivato l’atteso si definitivo.
Se quello di Alba e’ il tartufo piu’ famoso (e piu’ costoso al mondo), la caccia al pregiato alimento investe parecchi territori, dal Piemonte alla Lombardia e Liguria,Toscana e Emilia Romagna, dall’Umbria alle Marche, insieme a Molise, Abruzzo, Lazio, Campania, la Murgia, Calabria fino alla Sicilia e il tavoliere cagliaritano in Sardegna. La pratica riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane. Si tratta di una tradizione secolare, tramandata oralmente per secoli attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina.
Strumenti di questa attività sono il cosiddetto vanghetto o zappino ma soprattutto il fiuto del cane, tipicamente un lagotto, appositamente addestrato per la cerca. La pratica, contando gli associati nella Federazione nazionale Associazioni Tartufai Italiani (Fnati), singole associazioni e l’associazione nazionale Città del Tartufo (Anct), annovera circa 80 mila liberi cercatori e cavatori. (@OnuItalia)