ROMA, 30 NOVEMBRE – Domani è la Giornata mondiale contro l’Aids, un virus ‘oscurato’ in questi ultimi due anni dalla pandemia di COVID-19, ma che non smette di chiedere in tutto il mondo il suo tributo di infettati e di morti. L’UNICEF ricorda ad esempio che nel 2020 è rimasto contagiato dall’HIV un bambino ogni 2 minuti e che la pandemia prolungata da COVID-19 sta aggravando le disuguaglianze già create dall’epidemia di HIV.
Secondo un nuovo rapporto dell’agenzia dell’ONU per l’Infanzia, nel 2020 almeno 310.000 bambini sono stati contagiati dall’HIV, ovvero un bambino ogni due minuti. Altri 120.000 bambini sono morti per cause legate all’AIDS durante lo stesso periodo,vale a dire un bambino ogni cinque minuti.
L’ultima analisi globale su HIV e AIDS – ‘HIV and AIDS Global Snapshot’ – avverte che la pandemia prolungata da COVID-19 sta aggravando le disuguaglianze, esponendo i bambini vulnerabili, gli adolescenti, le donne in stato di gravidanza e le madri che allattano a un rischio maggiore di perdere i servizi salvavita di prevenzione e trattamento dell’HIV.
I DATI DEL RAPPORTO:
• 160.000 bambini di età compresa tra 0 e 9 anni hanno contratto l’HIV, portando il numero totale di bambini in questa fascia di età che vivono con l’HIV a 1,03 milioni.
• 150.000 adolescenti tra i 10 e i 19 anni hanno contratto l’HIV, portando il numero totale di adolescenti che vivono con l’HIV a 1,75 milioni.
• 120.000 ragazze adolescenti hanno contratto l’HIV, rispetto ai 35.000 ragazzi adolescenti.
• 120.000 bambini e adolescenti sono morti per cause legate all’AIDS; 86.000 da 0 a 9 anni e 32.000 da 10 a 19 anni.
• In Africa orientale e meridionale, i nuovi contagi annuali tra gli adolescenti sono diminuiti del 41% dal 2010, mentre in Medio Oriente e Nord Africa i contagi sono aumentati del 4% nello stesso periodo.
• 15,4 milioni di bambini hanno perso uno o entrambi i genitori per cause legate all’AIDS l’anno scorso. Tre quarti di questi bambini, 11,5 milioni, vivono in Africa sub-sahariana. I bambini rimasti orfani a causa dell’AIDS rappresentano il 10% di tutti gli orfani del mondo, ma il 35% di tutti gli orfani vive nell’Africa sub-sahariana.
“L’epidemia di HIV entra nel suo quinto decennio nel contesto di una pandemia globale che ha sovraccaricato i sistemi sanitari e limitato l’accesso ai servizi salvavita. Nel frattempo, la crescente povertà, i problemi di salute mentale e gli abusi stanno aumentando il rischio di contagio per i bambini e le donne”, ha siegato il Direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore. “A meno che non intensifichiamo gli sforzi per risolvere le disuguaglianze che guidano l’epidemia di HIV, che sono ora esacerbate dal COVID-19, rischiamo di vedere più bambini contagiati dall’HIV e più bambini che perdono la loro lotta contro l’AIDS”.
Il rapporto evidenzia che molti paesi hanno subito interruzioni significative nei servizi per l’HIV a causa del COVID-19 all’inizio del 2020. Diversi paesi hanno anche subito riduzioni sostanziali nelle consegne nelle strutture sanitarie, nei test HIV materni e nell’inizio del trattamento antiretrovirale dell’HIV. In un esempio estremo, la copertura della terapia antiretrovirale tra le donne in stato di gravidanza è scesa drasticamente nell’Asia meridionale nel 2020, dal 71% al 56%.
Anche se la fruizione dei servizi è ripresa nel giugno 2020, i livelli di copertura rimangono molto al di sotto di quelli precedenti al COVID-19, e la vera portata dell’impatto rimane sconosciuta. Inoltre, nelle regioni fortemente colpite dall’HIV, una pandemia prolungata potrebbe interrompere ulteriormente i servizi sanitari e ampliare i divari nella risposta globale all’HIV, avverte il rapporto.
Secondo il rapporto, nonostante alcuni progressi nella lotta contro l’HIV e l’AIDS, nell’ultimo decennio i bambini e gli adolescenti hanno continuato a rimanere indietro in tutte le regioni. La copertura della terapia antiretrovirale globale per i bambini è molto indietro rispetto a quella delle madri in gravidanza (85%) e degli adulti (74%).
“La ricostruzione migliore in un mondo post-pandemico deve includere risposte all’HIV che siano basate sui dati, incentrate sulle persone, resilienti, sostenibili e, soprattutto, eque”, ha dichiarato Fore. “Per colmare le lacune, queste iniziative devono essere fornite attraverso un sistema sanitario rafforzato e un impegno significativo di tutte le comunità colpite, specialmente le più vulnerabili”.