ROMA, 3 NOVEMBRE – Michelle Bachelet, ex Presidente del Cile per due mandati ed attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, è stata l’ultima ospite della piattaforma MED Dialogues, una serie di interviste a leader politici di alto profilo che fa da apripista alla settima edizione del Rome Mediterranean Dialogues Summit, un evento promosso da ISPI ed il Ministero degli esteri che avrà luogo dal 2 al 4 dicembre 2021. La discussione è stata moderata da Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo dell’ISPI, Tuqa Nusairat, Vice Direttore del Rafik Hariri Center e dei Programmi Medio Oriente dell’Atlantic Council, e Federica Saini Fasanotti, Senior Associate Fellow di ISPI e di Brookings Institution, ed ha avuto come tematica principale la regione MENA.
“Basandomi sulla realtà dei fatti, mi piace sottolineare alcune sfide prioritarie che richiedono particolare attenzione: una sfida comune nelle regioni minori, ad esempio, è affrontata dai manifestanti in Nigeria, Giordania, Libano, Iran e Iraq”, ha cominciato l’Alto Commissario Bachelet. Le persone che manifestano per ottenere diritti sociali, economici e politici devono essere infatti protette e salvaguardate durante la loro lotta, specialmente perché molte volte la critica situazione socio-economica in cui versano è causata dalla cattiva amministrazione e dalla corruzione, e questa è una delle priorità dell’Alto Commissariato, secondo Bachelet.
Non solo, ma la trasparenza e la fiducia nel governo e nelle istituzioni sono in cima all’agenda regionale dell’OHCHR, perché “buongoverno e diritti umani vanno mano nella mano”. Recentemente, la causa di questa mancanza di fiducia nei confronti dei governi e delle istituzioni è stata identificata nel collasso dei sistemi sanitari e della distribuzione ineguale dei vaccini. Fattore che complica ulteriormente la situazione è l’elevata presenza nella regione MENA di persone vulnerabili, sfollati forzati, rifugiati e persone coinvolte in conflitti armati.
La conversazione ha toccato poi la situazione della Siria, che Bachelet ha definito come molto toccante e personale alla luce della massiccia presenza di persone scomparse, una situazione che assomiglia terribilmente a quella del Cile vissuta dall’Alto Commissario qualche decennio fa. Per questa ragione, Bachelet ha chiesto la partecipazione e cooperazione di tutte le parti coinvolte nel conflitto per dare alle famiglie degli scomparsi una ragione per credere nei diritti umani, nella responsabilità e nella giustizia. Per affrontare il problema, la formazione di meccanismi internazionali che supervisionino il processo è necessaria dal punto di vista dell’Alto Commissario. Per quanto riguarda la Libia poi, la decade di conflitti non ha ancora portato alla creazione di un governo stabile, e perciò le missioni intraprese nell’area dalle agenzie delle NU sono varie. Tra queste, le prioritarie risultano essere la protezione e l’accesso alle pari opportunità per le donne, un sistema detentivo rispettoso dei diritti umani, un sistema giudiziario giusto, la prevenzione contro la tortura e la protezione del diritto di libertà di parola per giornalisti, attivisti e società civile.
Ma la situazione più grave secondo l’ex Presidente del Cile è rappresentata dall’Afghanistan. “La situazione è terribile e diventerà ancora peggiore, per via della siccità, per via dell’arrivo dell’inverno, per via della mancanza di produttività agricola – ha ammonito l’Alto Commissario – e le Nazioni Unite stanno attualmente sfamando circa 4 milioni di afghani, ma pensiamo che questo numero sia destinato a crescere fino a 22 milioni nel prossimo anno”. Le sfide in corso in Afghanistan sono numerose ed interconnesse tra loro, come ha dimostrato l’impatto del COVID-19. Gli aiuti umanitari nel paese sono volti a sostenere la crisi economica che ha lasciato il governo senza liquidità, limitando così la possibilità di fornire servizi base come l’educazione e la sanità. Oltretutto, una grande parte dei posti di lavoro nei servizi base sono coperti da donne che sono attualmente lasciate senza un’occupazione giornaliera, meno opportunità ed esposte a maggiori rischi.
Infine il conflitto israelo-palestinese. Tuqa Nuisarat ha introdotto il tema della condanna da parte di numerose agenzie dell’ONU riguardo l’inclusione di sei organizzazioni palestinesi per i diritti civili nella black list delle organizzazioni terroristiche da parte di Israele. Etichettare le organizzazioni sociali come terroristiche è spesso stato, infatti, un escamotage per screditare le loro richieste come portavoce della società civile. A tal riguardo, Bachelet ha sottolineato i costanti richiami mossi dalla sua agenzia agli Stati Membri: “la lotta al terrorismo deve essere in linea con gli standard dei diritti umani”. (@giorgiodelgallo)