ROMA, 12 OTTOBRE – Puntare sull’agricoltura sociale come modello vincente per prevenire e contrastare il fenomeno del caporalato, arginare le agromafie e promuovere processi virtuosi di inclusione e reinserimento socio-lavorativo dei migranti, attraverso la creazione e il potenziamento di una rete nazionale di collaborazioni multisettoriali e integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settore della formazione e dell’accoglienza. Questo l’obiettivo del progetto “Rural Social ACT”, presentato a Roma nell’Auditorium “Giuseppe Avolio” di Cia-Agricoltori Italiani, una delle maggiori organizzazioni agricole professionali europee con oltre 900 mila iscritti.
Il progetto – che si inserisce nel Piano triennale di contrasto al caporalato, in attuazione della legge 199/2016, finanziato dal Fondo FAMI e dal Ministero del Lavoro, supportato dal Forum Nazionale Agricoltura Sociale – vede Cia come capofila, insieme a 30 partner, tra Reti Nazionali, cooperative, consorzi, Ong e associazioni (qui la lista completa: https://www.ruralsocialact.it/governance/). Tutti uniti per attivare politiche e azioni comuni contro il lavoro nero recentemente denunciato da una missione di esperti del Consiglio per i Diritti Umani, promuovendo la Rete del lavoro agricolo di qualità e valorizzando il ruolo dell’agricoltura sociale, come esempio di sviluppo territoriale che unisce sostenibilità economica e legalità, inclusione, qualità, capace di contrastare il caporalato e arginare le agromafie, sviluppando filiere etiche e innovative forme di distribuzione.
“Rural Social ACT” sarà attivato in 12 regioni del Centro-Nord (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio) e 17 saranno le aree territoriali in cui verranno istituite le unità mobili, che agiranno insieme agli sportelli informativi di Cia, per favorire l’emersione e la presa in carico di persone in condizioni di sfruttamento lavorativo, offrendo supporto e consulenza alle vittime del caporalato, grazie a una equipe multidisciplinare (mediatore linguistico-culturale, agente di sviluppo territoriale, operatore sociale). Previsti, quindi, percorsi di formazione per operatori e mediatori, con l’aggiornamento delle competenze in materia, e laboratori di occupabilità per i migranti, incrementando le conoscenze in ambito agricolo e consolidando le buone prassi di agricoltura sociale.
Le aspettative concrete, nell’immediato, sono di 240 cittadini di Paesi Terzi coinvolti nel progetto direttamente e mille indirettamente, 150 imprese agricole impegnate sui territori e 100.000 persone raggiunte con la rete di collaborazione tra i partner, che sono stati scelti proprio per la loro capacità di essere trasversali e complementari in termini di competenze e di saperi.
“Promuoviamo modelli virtuosi e pratiche leali che non prevedono alcun tipo di sfruttamento, favorendo il rafforzamento dell’agricoltura sociale come modello di sviluppo territoriale sostenibile ed etico -ha detto in conferenza stampa il coordinatore nazionale di Rural Social ACT, Corrado Franci-. Contestualmente, vogliamo coinvolgere l’opinione pubblica, accrescendo la consapevolezza dell’importanza delle scelte di acquisto del singolo consumatore per contrastare il caporalato e rafforzare reti e filiere agroalimentari eque, controllate e inclusive”.
“Il valore aggiunto di questo progetto sta in tre aspetti fondamentali”, ha aggiunto il direttore generale di Cia, Claudia Merlino: “Prima di tutto il metodo, sviluppando un approccio multifunzionale e multistakeholder, che è indispensabile per ottenere risultati in questo campo. Secondo aspetto la tempistica, vale a dire un anno, che richiede azioni concrete e incentivi. Terzo aspetto, l’obiettivo del progetto, cioè il contrasto al fenomeno del caporalato, che si fa sostenendo i lavoratori ma anche le aziende agricole sane, che sono la maggioranza, e che ogni giorno si fanno carico di una parte di responsabilità sociale garantendo un lavoro giusto e dignitoso, nonostante il contesto complesso, segnato da un aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, concorrenza sleale, effetti dei cambiamenti climatici”.
La governance multilivello di “Rural Social ACT” sarà affidata a una vera e propria Cabina di Regia Nazionale, che comprende Cia-Agricoltori Italiani, CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura, Agricoltura Capodarco, CNCA-Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza; Consorzio Idee in Rete; CReA Onlus e NCO-Nuova Cooperazione Organizzata. (@OnuItalia)