ROMA, 1 LUGLIO – A meno di tre mesi dal summit del COP26 a Glasgow, quando l’Onu, sotto la regia di Gran Bretagna e Italia, affronterà con nuova risolutezza i temi del cambiamento climatici, l’IILA (Organizzazione internazionale italo-latino americana) ha contributito al dibattito sull’ambiente accendendo i riflettori sul Gran Chaco. Si tratta di una regione sconfinata – anche se non sufficientemente conosciuta – tra l’Amazzonia, le Ande e le Pampas argentine, ricca di risorse naturali e culturali, e secondo polmone verde dell’America latina. Come salvarla da una deforestazione che porta alla distruzione di alberi antichi e di grande pregio? Come garantire agli abitanti una vita economica sostenibile? Come preservare l’identità di quei popoli?
“Una prima risposta viene dalla Onlus Museo Verde del Chaco”, ha detto il segretario generale dell’IILA, Antonella Cavallari, alla presentazione del libro Popoli del Gran Chaco, che si è tenuta giovedì 1 luglio a Roma, nei giardini dell’Organizzazione, alla presenza di ambasciatori (come l’argentino Roberto Manuel Carlés e il paraguayano Roberto Carlos Melgarejo Palacios), di politici (come Vincenzo Scotti) e di esperti (come l’antropologo Antonio Colajanni).
Curato da Gherardo La Francesca, ex-ambasciatore italiano in Brasile, ideatore e presidente del progetto Museo verde, e pubblicato da Officina Edizioni, il volume raccoglie vari punti di vista accomunati dalla passione del Gran Chaco e dall’obiettivo di proteggere e valorizzare l’area. “Ed è anche un bilancio di sette anni di attività della nostra Onlus”, ha detto lo stesso La Francesca: “Oltre a essere una occasione per riflettere sullo ‘scrigno’ di risorse,
umane, culturali e ambientali rappresentato dal Gran Chaco”. E proprio la parola ‘scrigno’ è riaffiorata più volte durante la presentazione del libro a Roma, ed è stata collegata spesso al tema – per nulla facile – delle alternative possibili per uno sviluppo sostenibile dell’area. Una ipotesi, ad esempio, è quella di puntare a un uso molto più limitato e selettivo delle risorse forestali, ad esempio producendo con quei legni rari oggetti di design a maggiore valore aggiunto.
Monica Zavattaro, curatrice del museo di antropologia e etnologia di Firenze, ha illustrato nel giardino dell’IILA, le finalità del progetto del museo verde del Gran Chaco, basato sul concetto di musei diffusi, con una doppia finalità: come luoghi della memoria e come strumenti per riscoprire tradizioni culturali. “Ovviamente questi musei sono stati concepiti a impatto architettonico zero”, ha aggiunto Camilla Persi dell’IILA, ricordando alcune priorità: i musei sono a chilometro zero, costano poco, sono costruiti in modo sostenibile e si basano sulla partecipazione delle comunità locali. In occasione della presentazione del libro curato da La Francesca, è stata anche allestita una mostra dell’artigianato indigeno del Gran Chaco.
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