ROMA, 30 GIUGNO – L’UNICEF giudica spaventosi i dati su bambini e conflitti armati messi in evidenza dall’ultimo rapporto annuale del Segretario generale delle Nazioni Unite e lancia un nuovo appello perchè sia finalmente ascoltata la voce di chi chiede di deporre le armi definitivamente.
Secondo l’ultimo Rapporto dell’Onu su minorenni e conflitti armati, nel 2020 le Nazioni Unite hanno verificato gravi violazioni contro più di 19.000 bambini in situazioni di emergenza umanitaria, molti dei quali hanno subito più di una violazione dei loro diritti. Migliaia di bambini sono stati uccisi o mutilati, reclutati e utilizzati nei combattimenti, rapiti, rimasti vittime di abusi sessuali e sfruttati. In media, negli ultimi cinque anni, le Nazioni Unite hanno verificato che ogni giorno almeno 70 bambini hanno subito gravi violazioni dei loro diritti. I numeri reali sono molto più alti. Ogni ulteriore caso si aggiunge alle oltre 250.000 violazioni registrate dall’inizio del meccanismo di monitoraggio.
Henrietta Fore, Direttore Generale dell’UNICEF, rileva che la pandemia da COVID-19 è stata devastante per i bambini di tutto il mondo, ma soprattutto per i bambini che vivono gli orrori dei conflitti. I bambini intrappolati in queste emergenze hanno pagato un prezzo molto alto. Per i bambini che vivono nei 21 conflitti indicati nel rapporto, le sfide della vita quotidiana con il COVID-19 vengono amplificate: chiusura delle scuole, aumento dei rischi di violenza e abusi durante i periodi di chiusura, impatti sulla salute mentale e la separazione dai loro amici e coetanei, meccanismi di risposta negativi come i matrimoni precoci e lavoro minorile. ”Il tutto – spiega Fore – sullo sfondo di conflitti prolungati e di una crisi socio-economica globale che minaccia di far retrocedere decenni di progresso e di aumentare il rischio di reclutamento e utilizzo dei bambini”.
”Speravamo – continua la responsabile UNICEF – che le parti in conflitto avrebbero spostato la loro attenzione dal combattersi l’una contro l’altra, alla lotta contro il virus. Ecco perché l’UNICEF si è unito al Segretario Generale nel chiedere un cessate il fuoco globale. Purtroppo, come dimostra questo rapporto annuale, questo appello è rimasto inascoltato. Le parti in conflitto non hanno deposto le armi. Non hanno smesso di combattere. Non hanno permesso un livello sufficiente di accesso umanitario in modo che le nostre agenzie e i nostri partner possano raggiungere questi bambini in difficoltà. E le chiusure e i limiti agli spostamenti hanno reso ancora più difficile il già complesso lavoro di sostegno a questi bambini”.
”Mentre le nostre agenzie stanno facendo tutto il possibile per prevenire queste violazioni e proteggere i bambini – ricorda Fore – chiediamo agli stati e a tutte le parti in conflitto di evitare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate. L’anno scorso, le armi esplosive e i residuati bellici sono stati responsabili di quasi la metà delle vittime accertate tra i bambini. Chiediamo inoltre agli Stati membri di investire nelle donne e nelle ragazze e di prevenire la violenza di genere nei conflitti. Il rapporto del Segretario Generale mostra un aumento sconcertante dei casi verificati di stupro, violenza sessuale e rapimento. Le ragazze non sono state solo le vittime di un quarto di tutte le violazioni – hanno rappresentato il 98% delle vittime di stupro e violenza sessuale. Per l’UNICEF ”I bambini e i giovani non sono responsabili dei conflitti. Eppure, portano le cicatrici più profonde. Pagano il prezzo più alto. Attraverso un’azione politica decisiva e maggiori investimenti negli eroi umanitari che sostengono queste giovani vite nel mezzo di violenza e guerre, possiamo iniziare a ribaltare la situazione – attraverso e oltre la pandemia da COVID-19”.