ROMA, 9 APRILE – La pandemia di Covid ha fatto esplodere le disuguaglianze, scavato solchi ancora più ampi nel tessuto sociale di tutti gli stati del mondo, e dato fiato ai regimi più autoritari che hanno fatto carta straccia dei diritti umani e delle libertà individuali e collettive. L’annuale Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo di Amnesty International è come sempre una puntuale fotografia dello stato delle cose.
Nel 2020, scrive l’organizzazione internazionale, la pandemia da Covid-19 si è insinuata in società afflitte da disuguaglianza e discriminazione, allargando solchi e divisioni già esistenti. Ha approfittato di politiche di sanità pubblica colpevolmente inadeguate. La risposta di molti governi non è stata all’altezza della sfida posta dall’emergenza globale e non pochi di loro ne hanno approfittato per introdurre nuove leggi repressive. Oltre a quelle causate della pandemia, le violazioni dei diritti umani hanno colpito popolazioni civili nei conflitti, minoranze etniche, donne, dissidenti: come in un qualunque anno pre-pandemia.
L’edizione di quest’anno, a cura di Infinito Edizioni e arricchita da un’introduzione della nuova segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard, contiene cinque panoramiche regionali e schede di approfondimento su 149 paesi. Oltre al volume, una serie di infografiche presenta le principali tendenze globali.
Il rapporto afferma che le categorie più colpite dagli effetti indiretti della pandemia, quelli che hanno leso i diritti umani fondamentali sono donne, rifugiati, minoranze etniche, anziani. Secondo Amnesty il 2020 è stato un anno catastrofico …Il covid ha colpito approfittando delle diseguaglianze, discriminazioni e squilibri economici e sociali che erano già presenti nelle società di tutto il mondo. A questo va aggiunto che la pandemia è diventata un pretesto per diversi governi per colpire duro nei confronti di dissidenti e di oppositori”.
Nel rapporto di Amnesty si denunciano Stati che hanno addirittura modificato il codice penale introducendo la pena del carcere “per diffusione di informazioni false sulla pandemia” o altri che hanno avviato procedimenti penali contro chi criticava la risposta sanitaria dei governi o che hanno represso le manifestazioni di protesta.
In particolare è peggiorata la condizione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, costretti a vivere il lockdown nei campi di accoglienza, in cui spesso mancano servizi sanitari essenziali. Alcuni Paesi hanno chiuso le frontiere a causa della pandemia con il risultato che migliaia di persone sono state abbandonate a loro stesse.
Sono aumentate poi le violenze domestiche e contro le donne a causa delle misure di confinamento, così come le norme per evitare il contagio hanno lasciato migliaia di persone senza lavoro e senza protezioni sociali. Amnesty ha sottolineato anche la condizione degli operatori sanitari, che “hanno subito le conseguenze di sistemi sanitari deliberatamente smantellati”.
“Gli eroi del 2020 sono gli operatori sanitari in prima linea per salvare vite umane e coloro i quali, sebbene collocati alla fine della scala del reddito, hanno lavorato per nutrire le famiglie e mantenere in funzione i servizi essenziali”, ha commentato Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International: “È crudele ma è così: coloro che hanno dato di più sono stati protetti di meno”.
L’organizzazione sottolinea però che non sono mancati segnali positivi, anche se ancora insufficienti a cambiare la ercezione del quadro della situazione. Si pensi al tema della pena di morte, con il Colorado che è diventato il 22esimo Stato degli Stati Uniti ad averla abolita, e sono fatti timidi passi avanti anche nella tutela dei diritti delle donne con un profondo cambiamento, come ad esempio in Sudan.