NEW YORK, 1 APR – La situazione in Myanmar sta precipitando al punto che l’inviata speciale dell’Onu in Birmania, Christine Schraner Burgener, nel corso di una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza l’ha così sintetizzata: “Un bagno di sangue è imminente”.
Nel suo discorso, ottenuto dall’ANSA, Burgener ha affermato che il Consiglio deve soppesare “azioni potenzialmente significative che possano invertire il corso degli eventi”.
Frattanto gli Stati Uniti hanno ordinato al loro personale diplomatico non essenziale e alle loro famiglie di lasciare la Birmania.
Sono oltre 500 i civili, tra cui molti studenti e adolescenti, uccisi dalle forze di sicurezza dal colpo di Stato militare del 1 febbraio in Myanmar, secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici. “Abbiamo la conferma di 510 morti“, afferma l’ong specificando che il bilancio “è probabilmente molto più alto”, con centinaia di persone arrestate negli ultimi due mesi di cui non si sa più nulla.
Ma proprio su bambini e adolescenti sembra concentrarsi tutto il dramma birmano: UNICEF sostiene che ne siano stato uccisi almeno 35 in due mesi, mentre tanti altri bambini sarebbero stati gravemente feriti e quasi 1.000 tra bambini e giovani sono detenuti arbitrariamente dalle forze di sicurezza in tutto il paese.
La direttrice generale dell’UNICEF Henrietta Fore si è detta ”inorridita dalle uccisioni indiscriminate, anche di bambini, che sono avvenute in Myanmar e dal fallimento delle forze di sicurezza a mantenere la moderazione e garantire la sicurezza dei bambini. Come ha detto il Segretario Generale dell’Onu, i responsabili di queste azioni, che costituiscono indubbiamente delle vergognose violazioni dei diritti dei bambini, devono essere chiamati a risponderne”.
Per UNICEF oltre agli impatti immediati della violenza, le conseguenze più a lungo termine della crisi per i bambini del paese potrebbero essere catastrofiche. ”Già si è fermata la fornitura di servizi essenziali per i bambini – enumera Fore – quasi 1 milione di bambini non hanno accesso ai vaccini fondamentali; quasi 5 milioni non hanno accesso a integratori di vitamina A; quasi 12 milioni rischiano di perdere un altro anno di apprendimento; più di 40.000 bambini sono senza cure per la malnutrizione acuta grave; quasi 280.000 madri e bambini vulnerabili perderanno l’accesso ai trasferimenti di denaro, che sono la loro ancora di salvezza, e più di 250.000 bambini perderanno l’accesso ai servizi idrici e igienico-sanitari di base”.
Questa perdita di accesso ai servizi chiave, combinata con la contrazione economica che spingerà molti altri nella povertà, mette in pericolo un’intera generazione di bambini e giovani. Sono già a rischio di subire profondi impatti fisici, psicologici, emotivi, educativi ed economici, negando potenzialmente loro un futuro sano e prospero.
UNICEF chiede che ”le forze di sicurezza smettano immediatamente di perpetrare abusi sui diritti dei bambini e garantire la sicurezza dei bambini in ogni momento…l’impegno dell’UNICEF per i bambini in Myanmar continua ad essere immutato. Dopo 70 anni nel paese, raggiungere tutti i bambini, compresi i rohingya e quelli di altre minoranze, con servizi salvavita in tempi di conflitto e crisi, rimane una priorità assoluta. Non dobbiamo abbandonare i bambini del Myanmar in questo momento critico, quando le loro vite, il loro benessere e il loro futuro sono in gioco. Saremo sempre fermamente al loro fianco”.