In linea con la posizione dell’Unione Europea,Roma ha chiesto ai militari di rispettare i principi di democrazia, stato di diritto e buon governo, garantendo il rispetto e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
L’Ambasciatore Cornado ha ricordato che ”l’Italia è da sempre impegnata a sostenere la transizione democratica del Myanmar e il processo di riconciliazione nazionale….per questo motivo chiediamo ai partner regionali e internazionali di lavorare insieme alla ricerca di una soluzione rapida e siamo pronti a fare la nostra parte”, ha concluso.
Consiglio chiede rilascio di Aung San Suu Kyi
Il Consiglio dei Diritti Umani ha adottato una risoluzione che chiede “il rilascio
immediato e incondizionato di tutte le persone detenute arbitrariamente, compresi la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi ed il presidente Win Myint” e la revoca dello stato di emergenza. Il testo, approvato senza ricorrere al voto dei 47 paesi
membri del Consiglio, deplora la destituzione del governo e la sospensione dei mandati dei membri di tutti i parlamenti, chiede il ripristino del governo eletto ed esprime “profonda preoccupazione” per la dichiarazione dello stato di emergenza da parte dei militari, il primo febbraio scorso. Rispetto ad una prima versione, il testo della risoluzione promossa dall’Ue ed il Regno Unito, è stato mitigato nel corso dei negoziati che hanno preceduto il voto ed ha potuto essere approvato per
consenso, anche se dopo l’approvazione Cina e Russia si sono oralmente dissociati.
La risoluzione del Consiglio non fa cenno a sanzioni, ma invita fermamente le “forze armate e le altre forze e autorità di sicurezza del Myanmar” a prendere immediatamente provvedimenti per proteggere i diritti e le libertà fondamentali. Chiede inoltre un accesso umanitario sicuro ed invita le autorità del Paese a impegnarsi e cooperare con i meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Per il discorso completo dell’ambasciatore Cornado cliccare qui. (@OnuItalia)