NEW YORK, 10 SETTEMBRE – ”O uniti i perduti”: stavolta il grido di allarme dell’Onu è particolarmente drammatico e prefigura per il clima una situazione che, se non corretta immediatamente, sarà presto di non ritorno perchè non sarà più possibile rispettare l’Accordo di Parigi. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres lanciando il rapporto United in Science 2020, coordinato dalla World Meteorological Organization (WMO) è stato fin troppo chiaro: ”Il rapporto indica una crisi climatica che sta peggiorando di ora in ora….Ondate di caldo, incendi devastanti, inondazioni e siccità. Queste sfide non faranno che crescere e le conseguenze del nostro fallimento nel far fronte all’emergenza climatica sono ovunque”, ha detto.
Nella prefazione al rapporto, il segretario dell’Onu scrive che ”Questo è un anno senza precedenti, sia per le persone che per il pianeta. La pandemia di Covid-19 ha cambiato le vite in tutto il mondo. Nel frattempo, il riscaldamento del nostro pianeta e il cambiamento climatico continuano. La necessità di una transizione pulita, inclusiva e a lungo termine per affrontare la crisi climatica e realizzare uno sviluppo sostenibile non è mai stata così chiara. Dobbiamo approfittare della ripresa dalla pandemia per renderla una reale opportunità per costruire un futuro migliore. Abbiamo bisogno di scienza, abbiamo bisogno di solidarietà e abbiamo bisogno di soluzioni”.
”Gli Stati devono agire insieme di fronte alla minaccia climatica, molto più grave della pandemia in sé. E’ una minaccia esistenziale per il pianeta e le nostre stesse vite…O siamo uniti o siamo perduti”, ha detto Guterres, invitando in particolare ad adottare “reali misure di trasformazione nei settori dell’energia, dei trasporti, dell’agricoltura, dell’industria, nel nostro modo di vivere, senza le quali siamo perduti”.
A causa del Covid-19, è stato necessario posticipare importanti incontri internazionali sul clima programmati per il 2020, facendo temere ulteriori ritardi nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre il lockdown non ha fermato il cambiamento climatico, ”Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera stanno raggiungendo livelli record e continuano ad aumentare – ha aggiunto Guterres – Dopo un temporaneo calo dovuto al contenimento e al rallentamento dell’attività economica, le emissioni stanno tornando al livello pre-pandemico. Il mondo sta per vivere i suoi cinque anni più caldi mai registrati – una tendenza che probabilmente continuerà – e non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo concordato di mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta ben al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali o per limitare la salita a 1,5° C».
Il rapporto è realizzato dalle Agenzie Onu e dalle principali organizzazioni scientifiche mondiali: World meteorological organization (Wmo), Global carbon project (Gcp), Unesco Intergovernmental Oceanographic Commission (Unesco-Ioc), Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), United Nations environment programme (Unep) e UK Met Office.
Il rapporto presenta i dati e le scoperte scientifiche più recenti sui cambiamenti climatici e il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha evidenziato che ”Le concentrazioni di gas serra – che non sono mai state così alte in 3 milioni di anni – hanno continuato ad aumentare. Vaste aree della Siberia hanno sperimentato un’ondata di caldo prolungata ed eccezionale durante la prima metà del 2020, che sarebbe stata altamente improbabile senza il cambiamento climatico antropogenico. E il periodo 2016-2020 sta rapidamente diventando il quinquennio più caldo mai registrato. Questo rapporto mostra che mentre nel 2020 molti aspetti della nostra vita sono stati sconvolti, il cambiamento climatico è continuato senza sosta”.
L’‘Ipcc si è occupato di Oceano e criosfera nel contesto del cambiamento climatico e le conclusioni non sono certo confortanti: il cambiamento climatico dovuto alle attività umane sta interessando l’intera biosfera, dalle cime delle montagne alle profondità dell’oceano, determinando un’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare, con effetti a cascata per gli ecosistemi e l’ambiente. La massa di calotte polari e ghiacciai è diminuita in tutto il mondo. Tra il 1979 e il 2018, l’estensione del ghiaccio marino artico è diminuita ogni mese dell’anno. L’aumento degli incendi boschivi, lo scongelamento improvviso del permafrost e il cambiamento dell’idrologia delle aree artiche e montuose hanno modificato la frequenza e l’intensità dei disturbi agli ecosistemi”.
L’oceano non ha smesso di riscaldarsi dal 1970 e ha assorbito oltre il 90% del calore in eccesso accumulato nel sistema climatico. L’Ipcc sottolinea che ”al 1993, il tasso di riscaldamento degli oceani, e quindi il suo assorbimento di calore, è più che raddoppiato. Le ondate di caldo marine sono raddoppiate in frequenza e sono diventate più lunghe, più intense e colpiscono aree più ampie, portando a fenomeni di sbiancamento dei coralli su larga scala”.