GINEVRA, 2 LUGLIO – Nel secondo trimestre del 2020 le perdite di ore lavorate raggiungeranno il 14 per cento, dato che equivale a 400 milioni di posti di lavoro a tempo pieno (ipotizzando una settimana lavorativa di 48 ore). E’ quanto emerge dalla 5a edizione della Nota dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) su COVID-19 e mondo del lavoro. Lo scenario più ottimistico indica che la ripresa sarà profondamente incerta nella seconda metà dell’anno e che questa non sarà sufficiente per riguadagnare i livelli pre-crisi. Secondo l’ILO, una debole ripresa rischia di compromettere l’occupazione in modo massiccio. Rispetto alla 4a edizione della stessa Nota , questa prevede una revisione al rialzo della stima del 10,7 per cento (305 milioni di posti di lavoro).
Le nuove stime evidenziano un peggioramento in termini di perdita di ore lavorate nella prima metà del 2020. Questo è causato dal deterioramento della situazione nelle ultime settimane, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. A livello regionale, nel secondo trimestre si sono registrate delle perdite nelle Americhe (18,3 per cento), in Europa e Asia centrale (13,9 per cento), in Asia e nel Pacifico (13,5 per cento), negli Stati arabi (13,2 per cento) e in Africa (12,1 per cento). La maggior parte dei lavoratori nel mondo (93 per cento) continua a vivere in paesi in cui vigono misure di confinamento che hanno portato alla chiusura dei luoghi di lavoro. Attualmente, le Americhe stanno mettendo in campo delle restrizioni che hanno un impatto sui lavoratori e sui luoghi di lavoro.
Le Nota delinea tre possibili scenari per la ripresa nel secondo semestre del 2020: uno scenario di base, uno pessimista e uno più ottimista. Tali scenari evidenziano che i risultati a lungo termine del mercato del lavoro saranno determinati dall’andamento della pandemia e dalle scelte dei governi riguardo le politiche da adottare.
Il modello di base -che ipotizza una ripresa dell’attività economica in linea con le proiezioni esistenti, l’abolizione delle restrizioni sul lavoro e la ripresa dei consumi e degli investimenti – prevede una diminuzione dell’orario di lavoro pari al 4,9 per cento (equivalente a 140 milioni di posti di lavoro a tempo pieno) rispetto al quarto trimestre del 2019. Lo scenario pessimista prevede una seconda ondata della pandemia e la reintroduzione di misure restrittive che rallenterebbero notevolmente la ripresa. Le conseguenze produrrebbero una riduzione delle ore lavorate pari all’11,9 per cento (340 milioni di posti di lavoro a tempo pieno).
Lo scenario ottimista presuppone che le attività lavorative riprendano rapidamente, incrementando in modo significativo la domanda aggregata e la creazione di lavoro. Secondo questo scenario, la perdita di ore lavorate su scala globale equivarrebbe all’1,2 per cento (o 34 milioni di posti di lavoro a tempo pieno equivalenti). ”Nei prossimi giorni ‘ILO convocherà un Vertice Mondiale di alto livello sul COVID-19 e il mondo del lavoro – ha detto Guy Ryder, direttore generale dell’organizzazione dell’Onu – Speriamo che i rappresentanti di governi, lavoratori e datori di lavoro sfruttino questa opportunità per presentare e ascoltare idee innovative, discutere le lezioni apprese ed elaborare piani concreti per lavorare insieme per realizzare una ripresa dell’occupazione che sia inclusiva, equa e sostenibile. Tutti noi possiamo costruire un futuro del lavoro migliore”
Quanto all’impatto sulle donne, che costituisce una specifica voce della Nota, si evidenzia che le lavoratrici sono state colpite dalla pandemia in modo sproporzionato. Questo metterebbe a repentaglio i modesti traguardi raggiunti negli ultimi decenni in materia di parità di genere. L’impatto smisurato del COVID-19 sulle lavoratrici, afferma l’agenzia, è legato al fatto che esse sono sovrarappresentate in alcuni dei settori economici più colpiti dalla crisi, come il settore degli alloggi, quello alimentare e quelli della vendita all’ingrosso e al dettaglio. A livello globale, quasi 510 milioni di lavoratrici – ovvero il 40 per cento di tutte le occupate – sono occupate nei quattro settori più colpiti dalla pandemia, rispetto al 36,6 per cento degli uomini.
Le principali sfide
La Nota evidenzia alcune sfide principali, tra cui:
l’identificazione di un equilibrio tra il mix di politiche;
il supporto degli interventi di entità appropriata alla magnitudine delle sfide;
il sostegno dei gruppi maggiormente vulnerabili e più duramente colpiti dalla crisi e la produzione di risultati più equi nel mercato del lavoro;
la garanzia della solidarietà e del supporto internazionale;
il rafforzamento del dialogo sociale e il rispetto dei diritti sul lavoro.