MADRID, 10 DICEMBRE – “La COP 25 di Madrid riparte dai campanelli d’allarme che fino ad oggi nessuno ha ascoltato sul serio. La politica deve continuare ad affrontare queste tematiche con sempre maggiore incidenza e determinazione. L’Italia c’è”, scrive sulla sua pagina Facebook il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa arrivato oggi a Madrid per partecipare ai lavorio della maxi-riunione Onu sul cambiamento climatico. “Sara’ questa la volta buona? È una domanda che si presenta ogni volta che comincia una nuova conferenza globale sul clima, il momento in cui (quasi) tutti i Paesi del mondo proveranno a trovare un linea comune per intervenire”, scrive il ministro che interverrà alla COP al pari del collega all’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,Lorenzo Fioramonti.
La comunità internazionale sta affrontando la riduzione drastica delle emissioni di CO2 attraverso la decarbonizzazione delle economie in tutto il mondo. Per contenere il surriscaldamento globale nei 2 gradi entro fine secolo le emissioni dovrebbero calare ogni anno del 2,7%, intanto però il Pianeta sta viaggiando verso un incremento delle temperature di 3,2 gradi, ricorda Costa.
La Conferenza mondiale Onu sui cambiamenti climatici in corso a Madrid e’ entrata dunque nella sua fase finale in vista della sessione conclusiva del 13 dicembre. La COP25 e’ il trampolino di lancio per la COP26 di Glasgow, nel Regno Unito, dal 9 al 19 novembre 2020, a cinque anni dall’accordo di Parigi, con la co-partecipazione dell’Italia che ha organizzato la COP dei giovani. Sara’ a Glasgow che i Paesi saranno chiamati a vincolare nero su bianco i target di riduzione ora indicati su base volontaria. A Madrid l’Italia si presenta con l’obiettivo di chiedere agli Stati Uniti un ripensamento sulla decisione di uscire dall’accordo di Parigi. Ad annunciarlo è stato nei giorni scorsi il ministro Costa: “Gli Usa sono uno dei grandi Paesi del mondo che si sono sfilati”; agli Stati Uniti dell’ amministrazione Trump “noi chiediamo: ripensateci. E non lo chiede solo l’Italia e l’Ue, ma lo chiedono i giovani del mondo”. (@OnuItalia)