BRUXELLES, 5 DICEMBRE – Se la situazione nei centri di detenzione in Libia era già pessima, ”ora è diventata terribile, per il sovraffollamento, i molti casi di tubercolosi, una inadeguata protezione e sicurezza, i numerosi casi di abusi e violenza oltre a diversi episodi legati allo sfruttamento sessuale”. E’ l’allarme lanciato a Bruxelles da Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo Centrale, che ha chiesto la “chiusura totale dei centri“.
“Una delle nostre attività, oltre ad occuparci degli sfollati interni e dei rifugiati, è condurre grazie ai nostri staff delle visite nei centri di detenzione per cercare di comprendere i bisogni primari di queste persone”, ha spiegato Cochetel, ricordando che l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati e quella per i migranti (OIM) hanno più volte ammesso di non essere in grado di garantire dignitose condizioni di vita in Libia.
Secondo gli ultimi dati indipendenti ci sarebbero più di 4.000 persone nei centri di detenzione ufficiali, quelli a cui l’Unhcr ha accesso, e si ritiene che 2.500 siano i rifugiati e i richiedenti asilo. Per Cochetel all’interno di queste strutture si trovano “due tipologie di persone: chi vuole lasciare la Libia imbarcandosi in modo irregolare e attraversare il Mediterraneo e chi invece paga per essere detenuto al suo interno”. Quest’ultima categoria – “un trend evidenziato negli ultimi 3-4 mesi” – raggruppa le persone che “preferiscono essere detenute nella speranza di poter poi essere identificate dall’Unhcr e dunque redistribuite”. Poi, ha aggiunto, ci “sono anche altre persone che preferiscono la detenzione in quanto si sentono più protette e sicure dentro questi centri” perchè ritengono che vivere fuori dai centri abitati potrebbe essere “più rischioso per la loro vita”.