NEW YORK, 26 SETTEMBRE – Italia e Francia collaborano per rilanciare il processo politico in Libia. Prima di un incontro ministeriale ai margini dell’Assemblea generale co-presieduto con il collega francese Jean-Yves Le Drian, la Libia e’ stata oggi al centro di un bilaterale “costruttivo e cordiale” con il collega francese in cui Di Maio ha espresso la volontà di rafforzare il lavoro congiunto con la Francia per fermare gli scontri e rilanciare il processo politico, focalizzando l’attenzione su un allentamento delle tensioni, sul raggiungimento di un cessate il fuoco duraturo, sul pieno rispetto dell’embargo ONU e sull’identificazione di garanzie economiche e di sicurezza idonee a ricostruire la fiducia tra le parti libiche.
“Tutti i Paesi coinvolti nel dossier libico devono parlare con una voce sola”, e’ il messaggio di Di Maio ai margini dell’incontro chiuso alla stampa che ha visto allo stesso tavolo, alla presenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e del suo Rappresentante Speciale per la Libia Ghassan Salamé, alcuni dei Paesi maggiormente impegnati a livello internazionale e regionale sul dossier libico, oltre all’Unione europea, la Lega Araba e l’Unione africana.
Il vertice e’ un primo passo in vista di quello che si terrà in ottobre in Germania, Paese che si è offerto come sede ospitante per superare le storiche rivalità tra Italia e Francia nel paese nordafricano. “Siamo in totale sintonia con l’Italia”, aveva detto giorni fa il ministro francese Le Drian. Stavolta dunque sembra esserci un clima di fiducia tra Roma e Parigi, e non solo sulla Libia ma anche sui migranti: due temi su cui “si è registrata forte convergenza” nel bilaterale che ha aperto la giornata di incontri di Di Maio. Con Le Drian si è spartito il coordinamento del summit avviando anche il disgelo personale con Parigi dopo le polemiche per aver sposato la causa dei gilet gialli. “L’obiettivo è lanciare un processo politico, non ci sarà una soluzione militare in Libia, quelli che lo pensano sbagliano e rischiano di portare il paese in una spirale terribile”, ha detto il ministro francese.
Nel corso del suo intervento, il Ministro Di Maio ha posto l’accento sulla centralità del dossier libico per la sicurezza e stabilità della regione mediterranea e sull’impegno dell’Italia e della Comunità internazionale intera nella ricerca di una soluzione pacifica e condivisa alla lunga crisi libica. “La riunione vuole essere un contributo, in termini di idee, riflessioni e proposte, e promuovere una forte coesione della Comunità internazionale in vista della conferenza sulla Libia che la Germania intende organizzare in autunno”, ha affermato il Ministro che ha espresso forte preoccupazione per il deterioramento del quadro di sicurezza e della situazione umanitaria in tutto il Paese, ribadendo che l’instabilità in Libia non può essere risolta attraverso un intervento militare, che, ad oggi, ha causato la morte di numerosi civili, un numero di vittime tra i combattenti difficile da definire, e almeno 120.000 sfollati, ha riacutizzato la minaccia terroristica ed ulteriormente aggravato il quadro di instabilità nel Paese. “È sempre più urgente il ritorno al dialogo e all’iniziativa politica” ha detto Di Maio, ricordando la necessità di perseguire un dialogo inclusivo e di garantire l’equo impiego e la distribuzione delle risorse del Paese a beneficio di tutto il popolo libico.
Il Ministro ha riaffermato il più convinto sostegno italiano al lavoro delle Nazioni Unite e del Rappresentante Speciale Salamé, nel processo sotto egida ONU in favore della pace e della sicurezza in Libia.
Sul fronte umanitario, parlando con i giornalisti in apertura di giornata, Di Maio ha osservato che i centri di detenzione in Libia dovrebbero diventare centri di accoglienza gestiti da organizzazioni umanitarie. “Credo – ha spiegato il titolare della Farnesina dopo aver visto ieri il capo di UNHCR Filippo Grandi – che potremo fare un buon lavoro anche con organizzazioni l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Noi abbiamo dato imbarcazioni alla guardia costiera perché il governo libico deve fare in modo di riportare sulla costa tutte le imbarcazioni che partono ma i centri di detenzione devono diventare centri di accoglienza gestiti da organizzazioni
umanitarie”.
Mentre Di Maio continua a tessere la sua tela diplomatica con i Paesi del Mediterraneo, in attesa di rivedere il segretario di stato Mike Pompeo all’inizio di ottobre a Roma per discutere di Libia e delle altre “sfide comuni” tra Roma e
Washington, al palazzo di Vetro il dossier più scottante per l’Italia si complica sul fronte del dialogo interlibico con il premier libico Dayez al Sarraj che ha escluso, nel discorso all’Assemblea generale, colloqui di pace con Khalifa Haftar, il leader del governo rivale del suo paese, descrivendolo come un “criminale di guerra”. Il generale “non e’ un partner per la pace”, ha detto Sarraj, definendo “golpisti” lui e i suoi sostenitori “golpisti”.
La sfida di Di Maio non è quindi delle più facili ma resta una priorità, perche’ stabilizzare il paese “significa fermare i flussi migratori e anche creare nuove occasioni commerciali per l’Italia” e specialmente per le imprese del Sud. “La Libia e’ stata oggetto di tutti i colloqui che ho avuto qui all’Onu”, ha detto il ministro. (@OnuItalia)