ROMA, 29 GENNAIO – “Rafforziamo un percorso di collaborazione e partenariato con il continente africano che rappresenta un pilastro della nostra politica estera e che questo Governo considera prioritario”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all’inaugurazione del Centro per il Clima e lo Sviluppo sostenibile dell’Africa (ACSD). “Un partenariato fondato sul dialogo fra pari, sul mutuo rispetto e sulla condivisione di responsabilità nei confronti di sfide che ci vedono legati da un destino comune: la sicurezza, i flussi migratori, la crescita economica, lo sviluppo umano, il cambiamento climatico” afferma.
Il Centro, nato da un’idea lanciata nel 2017 dal governo italiano al G7 dei ministri dell’Ambiente a Bologna, e’ formato da Ministero dell’Ambiente, Fao (l’agenzia dell’Onu per l’agricoltura) e Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) con l’obiettivo di favorire la lotta al cambiamento climatico nei paesi africani. La sede è a Roma, a fianco delle Terme di Caracalla, vicino al Ministero e alla Fao. Lo scopo è facilitare lo scambio di informazioni tra i Paesi del G7 e fra questi e i paesi africani sulle iniziative nel continente, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
All’inaugurazione hanno partecipato, oltre al premier Conte, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il direttore della Fao, Graziano da Silva, l’amministratore di Undp, Achim Steiner, il prefetto per lo sviluppo umano della Santa Sede, cardinal Peter Turkson e rappresentanti di numerosi paesi africani.
“Crediamo che l’Europa debba fare la sua parte nel promuovere maggiori investimenti strutturali nel continente, favorire la crescita di un’imprenditoria locale matura e sostenibile, offrire formazione e istruzione di qualità e attuare programmi per la lotta al cambiamento climatico. Il futuro dell’Africa è anche il futuro dell’Europa”, ha detto Conte. Per Costa, i cambiamenti climatici sono un elemento significativo per le migrazioni. “L’Ipcc (l’agenzia dell’Onu per il clima) ci dice che l’aggressione climatica e la desertificazione si sentono di più nei paesi che hanno la maggiore biodiversità e la maggiore esposizione geografica. Queste due cose sono sintetizzate nel continente africano”, ha detto il ministro osservando che “non possiamo immaginare di salvaguardare il pianeta se non interveniamo lì, anche considerando il fatto che il primo approccio nel Mediterraneo con il continente africano è l’Italia”.
Fra le prime iniziative si guarderà alla fascia più fragile, quella del Sahel. “Abbiamo scelto per l’inaugurazione del Centro il 28 gennaio perché è la data in cui fu scritta We Are the World. E oggi siamo tutti We Are the World”, ha detto Costa mentre Achim Steiner dell’Undp (che ha sede a New York) “quello che succede in Africa è l’anticipo di quello che succederà nel mondo nei prossimi anni. L’Africa è all’avanguardia nel cambiamento climatico e nello sviluppo”. (@OnuItalia)