ROMA, 30 DICEMBRE – Spreco di cibo: un tema che non a caso è strettamente intrecciato a sfide cruciali come quelle della sicurezza alimentare, della tutela dell’ambiente e di una gestione delle risorse più efficiente. Ciononostante, molti Paesi non dispongono di dati affidabili su quanto cibo effettivamente venga perso o sprecato lungo la filiera alimentare o in ambiente domestico, sulle cause di tale spreco e su cosa è possibile fare per ridurre il problema.
Per contribuire all’analisi di questo problema, il Politecnico di Milano, in partnership con Cesvi e con il supporto della FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), ha pubblicato un Rapporto sullo spreco alimentare in Palestina. Lo studio sintetizza i risultati di uno studio-pilota che utilizza la metodologia ufficiale della FAO per quantificare il fenomeno nella produzione agricola su piccola scala e nelle filiere locali dei Paesi in via di Sviluppo. La metodologia FAO è stata testata per la prima volta nel contesto palestinese. L’analisi si è focalizzata sul trasporto e stoccaggio di pomodori e cetrioli e sulle varie fasi di distribuzione del prodotto.
I risultati dello studio stimano uno spreco complessivo del 21%, dal raccolto fino alla vendita al dettaglio. Ciò significa che ogni anno vengono sprecate rispettivamente 5.610 e 2.915 tonnellate di cetrioli e pomodori prodotti nel Governatorato di Tulkarem. I risultati sono in linea con quelli registrati in Nord Africa e Asia occidentale e centrale. Lo studio identifica inoltre alcuni elementi critici su cui lavorare nelle fasi analizzate, suggerendo le seguenti raccomandazioni:
Aspetti operativi e di gestione:
1) miglioramento o installazione di impianti e strumenti di irrigazione, come tensiometri e condutture moderne;
2) introduzione e uso di impianti conservazione degli alimenti, possibilmente utilizzati in condivisione da più agricoltori;
3) percorsi di formazione per gli agricoltori sull’introduzione e l’uso di nuove pratiche e tecnologie.
Aspetti della commercializzazione del prodotto:
1) introduzione di accordi contrattuali tra gli agricoltori e le aziende che acquistano i loro prodotti;
2) miglioramento combinato di pratiche, tecnologie – incluse le soluzioni di stoccaggio – e politiche che diano come risultato prodotti a più lunga conservazione e profitti di vendita, portando di conseguenza a una migliore gestione del prezzo dei prodotti.
Nuove politiche:
1) promozione del compostaggio e uso di compost prodotto localmente;
2) creazione di Banche del Cibo locali che raccolgano il cibo sprecato e, qualora sia in buone condizioni, lo distribuiscano a persone in stato di bisogno.
Scarica il Rapporto Food Loss and Waste in Palestine – A pilot study of the FAO methodology. (@OnuItalia)