Nel resto dell’Africa, scrive l’Unicef, la situazione non è certo migliore: in Repubblica Centroafricana i bambini sono stati sistematicamente violentati, uccisi, reclutati con la forza come soldati. Nella Repubblica democratica del Congo, oltre 850.000 piccoli hanno dovuto lasciare le proprie case e 400 scuole sono state obbiettivo di attacchi deliberati. Secondo quanto si legge in un recente comunicato rilasciato dal Programma alimentare mondiale (Pam) le violenze nella regione del Kasai hanno costretto circa 1,4 milioni di persone ad abbandonare le loro abitazioni e aumentato vertiginosamente il tasso di malnutrizione In Somalia, circa 1800 minori sono stati costretti a combattere nei primi dieci mesi del 2017, in Sud Sudan è capitato dal 2013 a più di 19.000 bambini
E ancora in Iraq e in Siria, i bimbi sono stati usati come scudi umani, sono stati intrappolati sotto assedio, sono diventati obiettivi di cecchini e hanno vissuto intensi bombardamenti e violenze.
In Myanmar, prosegue il rapporto dell’Unicef, i bambini rohingya hanno sofferto e assistito a terribili e diffuse violenze, sotto attacco sono stati costretti a lasciare le loro case nello Stato di Rakhine, mentre i minori nelle aree di confine negli stati di Kachin, Shan e Kayin continuano a patire le conseguenze delle tensioni in corso tra le forze armate del Myanmar e i gruppi armati delle diverse etnie.
In Yemen, secondo dati verificati, dopo circa 1000 giorni di combattimenti, almeno 5000 bambini sono morti o sono stati feriti, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.
”I bambini sono stati obiettivi e sono stati esposti ad attacchi e violenze brutali nelle loro case, scuole e parchi giochi – ha detto Manuel Fontaine, Direttore dei Programmi di Emergenza dell’Unicef – Questi attacchi continuano anno dopo anno, ma non possiamo diventare insensibili. Violenze di questo tipo non possono rappresentare una nuova normalità”.