NEW YORK, 7 DICEMBRE – “Ad oggi non esiste una visione chiara e unificata della protezione dei civili nelle operazioni di peacekeeping. Sempre di piu’ la protezione dei civili e’ una etichetta ‘politicamente corretta’ applicata a una vasta gamma di azioni, non sempre giustificate”. Lo ha detto il vice rappresentante permanente italiano all’Onu, Inigo Lambertini, aprendo i lavori di un seminario all’International Peace Institute su un argomento sempre piu’ attuale, a fronte dei crescenti attacchi indiscriminati contro civili, operatori umanitari, scuole e ospedali e altre infrastrutture.
Italia e Olanda, che dividono non solo un seggio permanente in Consiglio di Sicurezza per il biennio 2017-2018 ma condividono anche valori ed idee, hanno organizzato congiuntamente il lancio di uno studio biennale dell’Ipi che ha lo scopo di definire una chiara strategia politica della protezione dei civili nel quadro delle politiche di sostegno della pace, definirne meglio ruolo e responsabilita’, sia per la componente militare che per quella civile e, di conseguenza, per migliorarne anche l'”accountability”.
“L’Italia e’ sempre stata in prima linea su questo fronte, anche attraverso il sostegno e la promozione di strumenti internazionali come I Principi di Kigali. Durante la nostra presidenza del Consiglio di Sicurezza abbiamo adottato una risoluzione sul ruolo della polizia nelle operazioni di peacekeeping per rafforzare il ruolo della Polizia dell’Onu nella protezione dei civili”, ha ricordato Lambertini. Al suo fianco la vice rappresentante permanente olandese Lise Gregoire: “Vent’anni fa a Srebrenica i caschi blu non furono in grado di proteggere i civili e questa e’ una ferita ancora aperta per le missioni di pace Onu. Purtroppo il tema resta rilevante oggi come allora. La protezione dei civili non e’ solo protezione fisica da parte dei peacekeepers”.
Lo studio dell’IPI parte dalla constatazione che non vi e’ una visione univoca ed una strategia politica per la POC. Cio’ nonostante, ogni missione di peacekeeping ha nel proprio mandato compiti di POC, anche nei casi in cui queste funzioni sono manifestamente impossibili (come nel caso del Sud Sudan e della Repubblica centroafricana dove il governo ostacola il movimento dei peacekeeprs e del Mali dove i peacekeepers devono innanzi tutto difendere se’ stessi. Il progetto si articola in attivita’ di ricerca (8 policy papers tematici), organizzazione di workshops (tre per anno) e di formazione della leadership e del personale delle missioni. (@OnuItalia)