(di Alessandra Baldini)
NEW YORK, 10 NOVEMBRE – Al resto del pubblico aprira’ i battenti lunedì, ma per i diplomatici dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza la piu’ grande mostra mai organizzata su Michelangelo, per tre mesi al Metropolitan Museum di New York, da oggi non ha piu’ segreti. La curatrice Carmen Bambach, che per otto anni ha “sudato” sulla incredibile architettura dell’esposizione, ha illustrato i segreti di un tour de force, che non e’ stato solo storico-artistico ma anche di complesso negoziato internazionale, in una visita promossa dalla presidenza di turno italiana del massimo organo di governo dell’Onu.
Dei circa duecento pezzi in mostra – 133, tra cui questo degli arceri senza archi – sono disegni di Michelangelo, e poi tre sculture, il primo dipinto dell’artista quando era ancora bambino e un modello architettonico – una cinquantina vengono dall’Italia, ma per autorizzare quelli in arrivo dalle collezioni reali di Windsor e’ stata necessaria la firma della Regina Elisabetta in persona, ha spiegato la Bambach.
“Una mostra così capita una sola volta nella vita”, ha detto Dan Weiss, il presidente del museo newyorchese che ha avuto accesso a prestiti di delicatissimi materiali da 48 musei e collezioni private negli Stati Uniti e in Europa. Tra i musei italiani, gli Uffizi, il Bargello, Casa Buonarroti a Firenze, Capodimonte a Napoli, e poi la Biblioteca Vaticana e la Fabbrica di San Pietro.
“I 500 anni che ci separano da Michelangelo svaniscono come per incanto: per i tre mesi dell’esposizione avremo il privilegio di entrare nel suo mondo e di avvicinarci a un genio assoluto nella storia dell’arte”, ha detto la Bambach, che nel 2003 ha realizzato la grande mostra del Metropolitan su Leonardo, e per la quale mettere assieme la nuova esposizione sul “divin disegnatore” è stato “un sogno che diventa realtà”. I prestiti sono di altissimo livello. Ci sono voluti otto anni per metterli insieme: la mostra e’ la più grande della storia per i disegni di Michelangelo, ha detto Weiss, e fino al 12 febbraio presenterà anche opere di collaboratori di Michelangelo come Daniele da Volterra e Sebastiano dal Ponte, con cui l’amicizia finì quando suggerì al Buonarroti di dipingere ad olio il soffitto della Sistina.
Dal Museo Bonaccorsi di Macerata è arrivato un ritratto su cuoio, un “corame”, attribuito a Federico Zuccari che raffigura l’artista nella posa della celebre scultura dedicata a Mosè con gli strumenti dell’architettura e della scultura ai piedi. Dal Bargello due sculture “non finite”: l’Adamo/David e il Bruto: due pezzi “politici” perche’ Michelangelo le realizzò per fiorentini anti-Medici in esilio a Roma. I prestiti internazionali comprendono anche la serie completa di disegni creati per l’amico vicino a lui fino alla morte, Tommaso de’ Cavalieri ,e un cartone monumentale per l’ultimo affresco in Vaticano.
In mostra anche il primo quadro di Michelangelo, “Il Tormento di Sant’Antonio”, creato quando l’artista bambino aveva 12 o 13 anni: acquistato dal Kimbell Art Museum di Forth Worth da Sotheby’s a Londra nel 2008, fu esposto al Met e “legittimato” per la prima volta nel 2009. Come per tutte le mostre del Met l’obiettivo è allargare il dibattito mettendo insieme opere che non erano mai state viste fianco a fianco. “Michelangelo uso’ il disegno in vari modi, dai primi schizzi appena abbozzati ai disegni finiti prestati dalla Collezione Reale di Windsor. Il disegno – spiega la Bambach, è il punto di partenza. E’ il filo conduttore che unifica la sua carriera”. (@alebal)